Il Circolo Puccini, ci informa per i 200 anni della proclamazione di Viareggio a città, la creazione in tiratura limitata 50 pezzi numerati di una bella cartolina postale come da immagine allegata.
Il ricavato sarà devoluto in beneficenza all’associazione ‘il Germoglio’.
Chi fose interessato all’acquisto, può fare richiesta via mail direttamente Circolo Filatelico Puccini
filatelicopuccini@gmail.com
Claudio Ernesto Manzati
Durante e dopo la prima Guerra Mondiale, tutti gli archivi avevano l’obbligo di consegnare gli scarti ed il non necessario alla Croce Rossa
Il Gruppo di Modena, da circa cinque anni è promotore ed animatore di una iniziativa a favore del “mondo della Filatelia”, in difesa del collezionismo. L’iniziativa ha incontrato favorevoli opinioni ed ha ottenuto un importante risultato riuscendo addirittura a ricompattare tutte le associazioni per poter finalizzare il “lavorare insieme” al fine di produrre un circostanziato “esposto” relativo alla complessa problematicità delle lettere Prefilateliche e Filateliche.
Da anni, non solo su Internet, ma anche durante esposizioni nazionali di filatelia e perfino in corso di Convegni Filatelici, si verificano sequestri di lettere o collezioni; sequestri promossi da Sovrintendenti o da altri funzionari pubblici.
RENDIAMO NOTO SUBITO A CHIARE LETTERE, che, relativamente al materiale che veniva sequestrato, non esistevano dichiarazioni pregresse di furto.
Il sequestro avveniva per assunto di presunzione che le lettere in oggetto, erano sequestrabili in quanto, in passato, appartenute ad archivi pubblici.
Con ricerche minuziose ed accurate abbiamo dimostrato che a far data dalla costituzione del Regno d’Italia, fu avviata la licitazione pubblica di milioni o meglio centinaia di chili di lettere, resa nota con Bando d’Asta pubblica.
A lato l’immagine di uno degli incontri del gruppo di Modena, tenutosi a Borgotaro il 10 Agosto 2017.
Abbiamo altresì dimostrato che durante e dopo la prima Guerra Mondiale, tutti gli archivi avevano l’obbligo di consegnare “gli scarti” ed il non necessario alla Croce Rossa, autorizzata all’uopo, a venderli ed autofinanziarsi. Questo per decine di anni!..
Inoltre, a buona memoria, ricordiamo che tutte le lettere affrancate con francobolli o in forma di lettera involucro, neppure entravano in archivio in quanto veniva conservato il documento e non l’involucro.
Queste lettere ora sequestrate, di sicuro sono state regolarmente acquistate da nonni collezionisti, che, lasciandole in eredità, hanno permesso poi a noi non solo di continuare a collezionare, ma soprattutto di studiare la Storia Postale. Migliaia di libri sono stati scritti grazie a queste lettere conservate scrupolosamente dai collezionisti.
Ci siamo recati in delegazione a Roma varie volte per cercare di trovare una soluzione che tutelasse tutti, cosicché, infine, il Dottor Famiglietti direttore Generale di tutti gli archivisti, ha emesso una circolare per chiarire almeno i concetti più importanti.
Ma anche questa Circolare è stata disattesa ed i sequestri sono continuati.
A lato l’immagine della delegazione recatasi a Roma al MiBACT il 17 luglio 2017.
Siamo un mondo che idealmente unisce probabilmente, circa un milione di collezionisti, quindi, prendendo atto che purtroppo si tardava ad intervenire, abbiamo preso la decisione di sollecitare più volte i rappresentanti delle varie associazioni (350 Circoli filatelici, 250 Associazioni, Collezionisti, Commercianti, Periti Filatelici, Editori di Cataloghi, Testate Filateliche ecc.), per far sentire la nostra VOCE.
Finalmente questo Mondo ricompattato della Filatelia (ci teniamo a ricordare di oltre un milione di cittadini collezionisti) si è mosso, inviando un Esposto nel quale si illustrano e si documentano gli avvenimenti citati e si chiarisce in modo palese che la filatelia tutta, a causa di questi sequestri immotivati, è stata gravemente danneggiata, e che persistendo questi atteggiamenti, cercheremo di tutelarci in termini di legge.
Speriamo che tutto questo possa risultare sufficiente a chiarire situazioni, peraltro mai rese intellegibili a livello ufficiale.
Giuseppe Buffagni – Gruppo di Modena
Articolo pubblicato il 5 giugno c.a. su La Pressa www.lapressa.it
Winston Churchill amava ripetere che se in Gran Bretagna qualcuno armeggiava all’alba alla porta di casa tua si trattava sicuramente del lattaio e non di qualche polizia segreta che ti veniva a prelevare come accadeva nei regimi totalitari.
Puo’ darsi che questa frase sia tornata in mente alle decine di collezionisti e piccoli commercianti di storia postale che sono stati svegliati al mattino dai carabinieri con ordine di perquisizione e sequestro di tutte le buste in loro possesso indirizzate nei secoli scorsi ad ogni tipo di enti pubblici come Comuni, Province, Ospedali, Tribunali Prefetture ecc. considerati Demanio Pubblico e pertanto proprietà dello Stato. Si è trattato in alcuni casi di poche decine di pezzi, in altri di decine di migliaia, in vendita ad un prezzo medio di 5 euro a pezzo, che hanno fatto entrare i malcapitati possessori in un incubo processuale con tanto di ritiro del passaporto, problemi sul posto di lavoro, costo degli avvocati e quant’ altro.
Ma da dove deriva il materiale sequestrato?
Abbiamo spiegato e documentato al Ministero dei beni culturali che dall’ Unita’ d’Italia in avanti lo Stato, PER LEGGE, ha più volte imposto agli enti pubblici il cosidetto Spoglio dagli Archivi delle centinaia di milioni di carte inutili, tra cui lettere e manoscritti, che sarebbero tutti fini ti al macero se nonni, bisnonni e trisnonni a seguito dell’ appello dei Governi non li avessero acquistati dalla Croce Rossa a cui erano stai devoluti.
Milioni di pezzi di carta vennero cosi’ salvati costituedo la base di migliaia di studi sulle tariffe, le destinazioni, le vie di transito, le censure, i controlli sanitari ecc dal piu’ umile dei comunelli italiani sino a sintesi magistralmente illustrate dai magnifici volumi editi dal Centro di Studi Postali di Prato.
Con l’allora Direttore Generale degli Archivi Dr Famiglietti concordammo una Circolare, emanata dal Ministero, che spiegava chiaramente che le buste con francobollo, ma senza contenuto, ma anche quelle con contenuto storico di scarso valore, possono essere liberamente detenute e commerciate, a meno che non risultino sottratte illegalmente da qualche Archivio, cosa che legittimerebbe la denuncia.
Dopo tre anni di calma apparente che ha visto nel frattempo assolti nei processi tutti i malcapitati possessori delle lettere sequestrate, la Sovraintendenza di Bologna e’ ripartita con nuove denunce e nuovi sequestri di migliaia di lettere , incurante della Circolare e dell’ esito dei processi.
Questa volta i mondo della Filatelia e della Storia Postale (una trentina tra Case Dì Asta e Riviste, centinaia di operatori economici, Decine di Associazioni specializzate per materia, una Federazione che raggruppa più’ di 100 circoli sparsi in tutta Italia, due milioni di piccoli e grandi collezionisti) ha reagito compattamente scrivendo ai singoli sovraintendenti ed al Ministero che d’ ora in poi li riterra’ personamente responsabili dei danni provocati dai loro interventi.
Nell’immagine una Mostra Internazionale di Filatelia e Storia Posta (Israele 2008) dove appassionati di tutto il mondo si ritrovano per esporre le proprie collezioni, frutto di anni di ricerca e studio
Ho sottoscritto con convinzione l’appello essendo stato per anni Presidente della Associazione Parlamentari amici della Filatelia e ripeto qui quello che ho detto più volte ad interlocutori sempre piu’ incolti ed ignoranti (proprio perché ignorano totalmente il mondo che pretendono di governare):
1. E’ mai possibile trasformare in criminali appassionati ricercatori che hanno salvato decine di milioni di documenti che viceversa sarebbero finiti al macero?
2. E’ mai possibile che un ministero che lamenta continuamente carenza di personale e di mezzi per gestire la più alta concentrazione di Beni Culturali al mondo dissipi risorse ed energie per correre dietro a piccoli operatori e collezionisti, pronti a collaborare con il Ministero, che tutelano e conservano con (qualche volta maniacale) devozione quelle piccole testimonianze del passato che arricchiscono le loro raccolte?
3. Se fosse tutto demanio dello Stato, come alcuni Sovraintendenti si ostinano a sostenere, in quali edifici o scantinati verrebbero stivate le tonnellate e tonnellate di lettere (per fare un esempio nella sola prima guerra mondiale i combattenti italiani spedirono a casa 4 miliardi di lettere) con la garanzia che non diventino cibo per topi?
Ed infine qualcuno pensa che ci sia qualche possibilità di recupero economico dell’Italia dopo il Covid se perfino la più diffusa e popolare forma di collezionismo è diventata materia criminale come avvenne storicamente soltanto nell’Albania comunista del Enver Hoxha dove era severamente proibito collezionare francobolli del periodo italiano?
di Carlo Amedeo Giovanardi – ex Presidente della Associazione Parlamentari amici della Filatelia
Articolo pubblicato il 5 giugno c.a. sul giornale online “l’Occidentale”
https://loccidentale.it/in-italia-e-tutto-proibito-se-non-autorizzato-dallo-stato/
L’ex Ministro: “Non rispettata la circolare nazionale Si puniscono collezionisti che salvano i documenti” l‘articolo si può vedere a questo indirizzo:
https://www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/francobolli-sequestrati-esposto-di-giovanardi-1.5184268
EPPUR QUALCOSA SI MUOVE!
Anche se con grande ritardo: l’Associazione Nazionale dei Professionisti Filatelici congiuntamente con la Federazione fra le Società Filateliche Italiane, e l’Associazione Periti Filatelici Italiani Professionisti, dopo l’ennesimo ingiustificato sequestro, almeno da quanto risulta dalle notizie di stampa, ai danni di due operatori di Bologna si, si sono decisi ad una azione formale, anche se a ns. avviso (rif. Gruppo di Modena) ancora troppo blanda.
Facendosi rappresentare dall’Avv.to Andrea Valentinotti esperto della materia per aver seguito innumerevoli vicende giudiziarie e dall’Avv.to Massimiliano Mari che ha seguito il processo al nostro socio Salvatore Ciuffreda, come da miei precedenti articoli sull’argomento, hanno inviato una lettera ufficiale alle Soprintendenze Archivistiche Regionali, all’Ufficio Direzione Generale Archivi ed al MIBACT. Immediatamente sottoscritta dal Gruppo di Modena che sin qui è stato l’unico vero baluardo per la difesa dei diritti dei collezionisti e naturalmente da parte del Sen, Carlo Amedeo Giovanardi in rappresentanza del Gruppo parlamentari amici della filatelia Sottoscritta.
Claudio Ernesto Manzati
PAST PRESIDENT CIFO 2008-2012
Di seguito il comunicato stampa dell’ANPF già circolato in rete da parte del Postalista dell’amico Roberto Monticini e naturalmente la lettera ufficiale.
Commercianti, collezionisti, periti invitano le Soprintendenze a rispettare quanto previsto nel 2017 dal ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo
Milano (21 maggio 2020) – Un problema per anni ricorrente, ma di cui si era trovata la soluzione, grazie alla direzione generale archivi che fa capo al ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo, al tempo guidata da Gino Famiglietti. Una circolare datata 5 ottobre 2017, la 43, aveva chiuso la questione. Sviluppata in 54 pagine, ha per oggetto “Fondi archivistici e singoli documenti di pertinenza dello Stato, delle Regioni e degli altri Enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro Ente o Istituto pubblico. Individuazione delle relative tipologie e del loro regime giuridico”.
Il testo chiarisce perché sul mercato dei collezionisti vi siano ad esempio buste e sovra coperte indirizzate ad enti pubblici e di come queste siano legalmente in mano a privati. “Nel tempo – spiega il presidente del sodalizio che riunisce i commercianti di settore, l’Associazione nazionale professionisti filatelici, Sebastiano Cilio vi sono stati i periodici scarti volti ad alleggerire i depositi di materiali non più utili. Inoltre, fino a non molti anni fa, c’era l’obbligo di cedere la carta scartata alla Croce rossa o a strutture simili affinché, con la vendita, raccogliessero fondi per le loro attività. Quindi, in mancanza di una circostanziata denuncia di furto, il materiale può essere detenuto legittimamente da qualsiasi persona. La circolare del 2017 conferma tale linea”.
LA SITUAZIONE
Linea negli ultimi tempi messa in discussione da sedi territoriali della Soprintendenza che mandano in negozi e case i carabinieri con l’ordine di sequestro. Disconoscendo la storia, la prassi, le normative. Al tempo stesso provocando danni morali e materiali al proprietario, che si trova coinvolto in procedimenti legali. Davanti al giudice, poi, quasi sempre vengono riconosciute le ragioni del privato. Ma, intanto, sono passati anni e gli iter hanno richiesto denaro.
Nel frattempo, chi ha in mano il materiale, spesso di scarso valore venale, teme per quanto ha pagato regolarmente, non può commerciarlo, non lo espone, non può pubblicare gli studi in argomento che ha realizzato. Insomma, ci sono incertezze e timori.
L’INIZIATIVA
L’Anpf ha incaricato due legali, gli avvocati Andrea Valentinotti e Massimiliano Mari, di redigere una lettera destinata al MIBACT e a tutte le Soprintendenze, ricordando l’attuale quadro di riferimento e invitando queste ultime a uniformarsi. Ovvero, come si legge nel testo, ad “attenersi scrupolosamente, nell’espletamento dell’attività di competenza, finalizzata alla ricerca ed alla successiva segnalazione di eventuali condotte penalmente rilevanti, alle direttive”.
La lettera, firmata anche dalla Federazione fra le società filateliche italiane, che da sola rappresenta circa duecentocinquanta sodalizi di appassionati, dall’Associazione periti filatelici italiani professionisti, dal Gruppo parlamentari amici della filatelia e dal Gruppo di Modena, sottolinea Sebastiano Cilio, “è una richiesta di garanzia per la certezza del diritto e, allo stesso tempo, per la continuità amministrativa e per il rispetto di atti emanati dal medesimo dicastero cui le Soprintendenze dipendono”.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Associazione nazionale professionisti filatelici: presidente@assofilatelica.it o 335.640.66.77
LA LETTERA
Spett.li Soprintendenze Archivistiche Regionali e p.c. Spett.le MIBACT
Ufficio Direzione Generale Archivi
Oggetto: Comunicazione A.N.P.F. (Associazione Nazionale Professionisti Filatelici), F.S.F.I. (Federazione fra le Società Filateliche Italiane), A.P.F.I.P. (Associazione Periti Filatelici Italiani Professionisti), Gruppo di Modena, On. Carlo Giovanardi (già presidente del Gruppo Parlamentari Amici della Filatelia)
I sottoscritti Avv. Andrea Valentinotti, del Foro di Ravenna, e Avv. G. Massimiliano Mari, del Foro di Foggia, nell’interesse di A.N.P.F. (Associazione Nazionale Professionisti Filatelici),
F.S.F.I.(Federazione fra le Società Filateliche Italiane), A.P.F.I.P. (Associazione Periti Filatelici Italiani Professionisti), Gruppo di Modena, in persona dei rispettivi legali rappresentanti pro tempore, nonché dell’ On. Carlo Giovanardi, già presidente del “Gruppo Parlamentari Amici della Filatelia”, da cui hanno ricevuto regolare mandato difensivo, rappresentano e comunicano quanto segue.
Negli ultimi anni le Soprintendenze Archivistiche di varie Regioni italiane hanno segnalato ai Comandi dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, territorialmente competenti, la detenzione e la vendita, nei mercati e, soprattutto, sulla rete internet, da parte di privati collezionisti e commercianti, di lettere e documenti manoscritti e/o dattiloscritti su cui sono impressi i timbri a umido di vari Comuni ed Uffici Pubblici d’Italia risalenti ai sec. XIX-XX o, comunque, ad essi indirizzati o dagli stessi protocollati, assumendo la illegalità di tali condotte in quanto, asseritamente, aventi ad oggetto beni di provenienza illecita.
incorrere in problemi giudiziari pur avendo agito sempre nel rispetto delle regole e in assoluta buona fede.
• Si è avuta notizia, nei giorni scorsi, dell’ennesimo sequestro di documenti della stessa tipologia ai danni di un commerciante.
• Tali iniziative mal si conciliano con le linee guida dettate a più riprese dal Ministero dei Beni Culturali (cfr. Parere Ufficio Legislativo Novembre 2012; Circolare n.43 del 5 ottobre 2017, a firma del Direttore Generale degli Archivi- Dott. Famiglietti), oltre che con i principi enunciati nelle sentenze citate.
• Come noto, infatti, proprio allo scopo precipuo di definire alcuni aspetti problematici della materia e di individuare criteri di valutazione uniformi, nel Novembre del 2012, l’Ufficio Legislativo del Ministero dei Beni Culturali ha emesso una nota per chiarire quali documenti potessero rientrare nella categoria dei beni demaniali.
In essa si afferma espressamente che la mera presenza del timbro e/o di altri segni distintivi di protocollo o della semplice indicazione dell’indirizzo dell’Ente pubblico, non prova di per sé il carattere demaniale del documento, da cui discende la inalienabilità e la sottrazione di esso dalla libera circolazione.
Ciò in ragione del fatto che la definizione di bene demaniale è stata introdotta per la prima volta con la entrata in vigore del Codice Civile del 1942. In base a tale definizione, tra i beni demaniali rientrano, tra gli altri, le raccolte contenute negli Archivi dello Stato e degli altri Enti territoriali (art 822 e 824).
A partire dal 1942, pertanto, tutti i documenti facenti parte di raccolte contenute negli Archivi dello Stato e dei Comuni sono da considerarsi beni demaniali e, come tali, inalienabili, se non a determinate condizioni, ossia nei limiti e nelle forme previste dalla Legge (art. 823).
Nel periodo precedente all’entrata in vigore del Codice Civile, invece, non vi era una definizione precisa ed univoca di bene demaniale, in assenza di un criterio uniforme ed univoco che consentisse di stabilire quali documenti dovevano essere conservati nell’Archivio (storico) degli Enti e quali no.
In linea di massima venivano conservati solo i documenti che per la loro natura o rilevanza presupponevano un interesse storico, culturale alla permanenza della loro conservazione negli Archivi.
Fuori dall’ipotesi in cui i documenti venivano inseriti nell’Archivio storico, in ragione della loro importanza, il materiale cartaceo dell’Ente periodicamente veniva dismesso.
Ciò avveniva attraverso le c.d. procedure di scarto che determinavano la cosiddetta “sdemanializzazione” del documento restituendolo alla libera circolazione.
Non sempre era previsto l’obbligo di distruzione del materiale scartato e, quando era previsto, non sempre veniva eseguito in modo rigoroso, ragion per cui i documenti scartati potevano entrare nella disponibilità dei privati cittadini in modo del tutto lecito.
Inoltre, già a partire dalla metà del ‘800, il materiale contenuto negli Archivi comunali era oggetto di pubblici incanti cui i cittadini potevano partecipare liberamente (vedasi, a titolo esemplificativo, l’avviso di vendita della Intendenza di Finanza della Provincia di Parma del 1871).
Negli anni successivi, sin dai primi del ‘900, venivano emanati diversi Decreti Regi che, come già detto, anche per far fronte alla carenza di carta, ordinavano alle amministrazioni locali la cessione in favore della Croce Rossa Italiana del materiale cartaceo contenuto negli Archivi di cui non fosse ritenuta necessaria la conservazione.
In tutti questi casi, i documenti originariamente contenuti negli Uffici Pubblici e, dunque, recanti i timbri o i segni distintivi dell’Ente, potevano circolare liberamente tra privati cittadini e collezionisti.
Sulla scorta di tali indicazioni, pertanto, per sostenere che il privato abbia conseguito in modo illecito la disponibilità dei documenti sin qui descritti, rendendosi responsabile del reato di ricettazione, occorrerebbe dimostrare che:
a) nel 1942 i documenti erano conservati negli Archivi dello Stato, delle Province o dei Comuni o di altri Enti pubblici (ciò che richiederebbe la loro catalogazione);
b) in data successiva sono stati sottratti dagli Archivi;
c) altrimenti, per l’epoca anteriore al 1942, la esistenza di una denuncia dell’Ente interessato da cui risulti che il documento sia stato effettivamente sottratto dal proprio Archivio.
In mancanza, per le ragioni esposte, si deve presumere che il privato abbia conseguito in modo assolutamente lecito il possesso del documento.
Tali concetti venivano ribaditi anche nella già menzionata Circolare del 2017 (frutto di diversi incontri tra commercianti, collezionisti e funzionari delle Soprintendenze tenuti presso la sede del MIBACT), a firma del Dott. Famiglietti, Direttore Generale degli Archivi, nella quale si prevedeva che i funzionari locali avrebbero dovuto adire le Forze dell’Ordine solo in presenza di pregresse
Le segnalazioni partivano dall’assunto che i documenti, per il sol fatto di provenire da un Ufficio Pubblico, di essere ad esso indirizzato o da esso protocollato, fossero beni demaniali e, come tali, fossero inalienabili e, dunque, sottratti alla libera circolazione.
Da tale assunto conseguiva, come logico corollario, che nel momento in cui il privato cittadino avesse conseguito la disponibilità di un documento siffatto, se ne doveva necessariamente arguire che lo avesse acquistato o ricevuto in maniera illecita, perché sottratto da un Pubblico Archivio.
A seguito delle segnalazioni, in alcune occasioni, i Nuclei dei Carabinieri interessati, di iniziativa o in esecuzione dei provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, hanno proceduto al sequestro dei documenti (spesso anche in numero superiore al migliaio) sia presso i commercianti sia presso i collezionisti, i quali sono stati indagati e processati per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.).
Nei casi di cui si ha notizia, i processi instaurati a carico dei soggetti interessati dalla segnalazione e dal sequestro si sono conclusi, in assenza di denunce aventi ad oggetto la effettiva sottrazione dagli Archivi degli Uffici Pubblici, con la assoluzione degli imputati dai reati ascritti e con la conseguente restituzione in loro favore dei beni in sequestro (come, ad esempio, nel caso delle Sentenze emesse dai Tribunali di Torino, di Ravenna e di Foggia).
Nel corso di essi si è accertato, infatti, che i documenti sequestrati, appurata l’assenza di denunce aventi ad oggetto la loro sottrazione, non erano da considerarsi di provenienza illecita, trattandosi, per lo più, di corrispondenza intercorsa tra Comuni/Enti pubblici o tra privati cittadini e Comuni/Enti pubblici, priva di qualsivoglia rilevanza o interesse storico-archivistico, dal valore economico assai esiguo, che poteva circolare ed essere detenuta e ceduta liberamente.
In alcuni casi, addirittura, le segnalazioni si riferivano ai soli involucri o buste che, in base alla Circolare n. 69/86, emanata dal MIBAC – Ufficio Centrale per i Beni Archivistici Divisione Vigilanza (a firma del Direttore Generale, Professor Renato Grispo), sono da considerarsi estranei alla definizione di “documento in senso stretto” e, quindi, esulano dalla competenza delle Soprintendenze.
Tali vicende, oltre alla sofferenza arrecata a coloro che sono stati imputati nella causa e che, soltanto dopo anni hanno visto riconosciuta la propria innocenza, con tutti i pregiudizi che ne sono derivati, sotto il profilo psicologico e sotto il profilo patrimoniale, hanno, nel contempo, suscitato confusione e timore sia tra i commercianti sia tra gli appassionati, comprensibilmente preoccupati di denunce di furto o di sottrazione di documenti dagli Archivi (limitatamente ai soli documenti indicati nella denuncia stessa), optando, invece, nei casi in cui il documento immesso sul mercato, pur essendo oggetto di scarto (e quindi di provenienza lecita), avesse un particolare interesse storico o culturale, per l’azione civile di rivendica in favore dello Stato o per quella amministrativa.
Tutto ciò premesso, con la presente, gli scriventi difensori in nome e per conto di A.N.P.F. (Associazione Nazionale Professionisti Filatelici), F.S.F.I. (Federazione fra le Società Filateliche Italiane), A.P.F.I.P. (Associazione Periti Filatelici Italiani Professionisti), Gruppo di Modena, in persona dei rispettivi legali rappresentanti pro tempore, nonché dell’ On. Carlo Giovanardi, già presidente del “Gruppo Parlamentari Amici della Filatelia”, invitano le Ill.me S.S.V.V. in intestazione ad attenersi scrupolosamente, nell’espletamento dell’attività di competenza, finalizzata alla ricerca ed alla successiva segnalazione di eventuali condotte penalmente rilevanti, alle direttive dettate dalla Circolare n. 43 del 5 Ottobre 2017, a firma del Direttore Generale degli Archivi, Dott. Famiglietti, ed ai criteri in essa contemplati, riservandosi, in mancanza, di intraprendere tutte le iniziative necessarie ed opportune per garantire la tutela dei propri associati. Distinti saluti
Foggia-Lugo 20 Maggio 2020, Avv.to Andrea Valentinotti ed Avv.to Alessandro Mari
Fellows, and Members, Patrons & Supporters, Friends
Oggi alle 11.00 (CET), un anno fa Sua Maestà il re Carlo XVI Gustavo di Svezia, aveva inaugurato STOCKOLMIA 2019 per Celebrare il 150 ° anniversario della Royal Philatelic Society of London. Il Re, insieme a noi, era presente venuto per onorare le celebrazioni e la festa di compleanno della nostra importante Società quando si è svolta l’anno scorso.
In questi tempi turbolenti in tutto il mondo, volevo solo fare un ricordo positivo per tutti voi, sulle mostre internazionali che abbiamo fatto insieme, esattamente un anno fa in questi giorni. Questo è anche un promemoria per quando ritorneranno tempi migliori, fra non molto lo speriamo vivamente. Spero di rivedervi presto, ci manca la vostra amicizia ed il piacere di stare assieme.
Se hai tempo, leggi il bollettino allegato cliccando QUI, che contiene 140 pagine di ricordi e riconoscimenti a ciò che abbiamo fatto insieme e sogna in anticipo per i nuovi tempi a venire.
I migliori auguri e soprattutto buona salute a tutti
Jonas Hällström – Commissario Generale Stockholmia 2019
Traduzione ed adattamento di Claudio Ernesto Manzati
Thomas Mathà ci illustra il suo ultimo libro “INTERNATIONAL MAIL CROSSING THE ITALIAN PENINSULA 1815-1852″
Pubblicato in prima edizione, da “La Marque Postale” Associazione di Storia Postale belga e subito andata esaurita, di questa seconda edizione, necessaria per far fronte alle innumerevoli richieste giunte all’autore, ci siamo fatti carico volentieri come CIFO di promuoverne la ristampa in edizione rivista e migliorata. L’autore, l’amico Thomas Mathà l’ha arricchita di un indice sommario ed una bibliografia, oltre ad aver rivisto e migliorato l’indice analitico.
Il volume presenta in forma molto ben organizzata, le convenzioni postali tra Austria e Stato Pontificio (1815-1823), a cui seguono quelle con il Granducato di Toscana (1823-1841) e fra Granducato di Toscana e Regno di Sardegna (1817, 1822 e 1838) per proseguire con quella tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle Due Sicilie del 1816 e per concludere con le vie di mare con l’Oriente per la via di Otranto e con il Lloyd Austriaco dal 1839 tramite il porto di Ancona.
Sono presenti innumerevoli immagini d’epoca dei documenti delle convenzioni, che vengono esaltate attraverso la presenza dei documenti postali, descritti nei minimi particolari e mettendo in evidenza, bolli di transito, annulli ed annotazioni oltre ad indicare sulle mappe le vie di mare ed i percorsi che la missiva ha effettuato .
L’opera di Thomas Mathà rappresenta uno di qui volumi, indispensabili per il collezionista o lo studioso del periodo storico postale che va dal 1815 al 1852 che necessariamente deve essere presente nella sua biblioteca.
Ma la sorpresa finale per il lettore è nella quarta di copertina, richiudendo il volume trova l’immagine di un quadro dell’importante pittore tedesco Ferdinand Petzl, che mostra l’arrivo della diligenza al Mercato delle Erbe a Bolzano, vecchia sede dell’ufficio postale; un elegante finale per un opera di alto livello storico postale che come associazione abbiamo avuto il piacere di promuovere.
Clicca sull’immagine di Thomas per ascoltare la sua presentazione!!!