Ai Soci del CIFO ed a tutti gli amanti della Storia Postale
come avrete visto sia dalle nostre Flash News pubblicate sul nostro sito e dagli articoli apparsi sul numero di maggio de “Il Francobollo Incatenato” il mondo filatelico sta reagendo a quella che ormai tutti noi consideriamo un sopruso, il sequestro di materiale acquistato legittimamente e conservato con tanta cura da tutti noi amanti della storia postale.
Il movimento nato spontaneamente grazie all’interessamento di Giuseppe Buffagni e dal Sen. Carlo Amedeo Giovanardi nel 2015 si era riunito per la prima volta a gennaio 2016 a Modena a margine del convegno Filatelico “La Mutina 2016” a cui anch’io avevo partecipato. In questo primo incontro erano già circolati i primi documenti ufficiali dai quali si evinceva da parte la cessione degli archivi amministrativi a privati, tramite la Croce Rossa Italiana.
Fu poi l’impegno soprattutto degli amici del Club di Borgotaro che attraverso un solerte lavoro di ricerca dei suoi membri ha scavato negli archivi di stato per recuperare la documentazione che oggi dimostra la fondatezza della nostra tesi di legittimo possesso del materiale postale.
Materiale che stato oggetto di sequestri, avviati da Sopraintendenti dei Beni Culturali che hanno forse la voglia di mettersi in mostra con azioni “impopolari”, ignorando tra l’altro le Circolari Ministeriali, che alcuni anni fa avevano cercato di fare chiarezza sull’argomento.
Dopo l’incontro del 29 Aprile u.s. e l’intervento in aula del Sen. Giovanardi del 2 maggio u.s., l’associazione dei commercianti, su indicazione di funzionari pubblici, che condividono con noi la passione per la storia postale, ha avviato attraverso uno studio legale di Modena una diffida a tutte le Sovraintendenze ai Beni Culturali, d’Italia e per conoscenza il Ministero dei Beni Culturali; la diffidi è circostanziata da dati oggettivi, fatti e documenti che non potranno essere ignorati da questi funzionari.
Come avrete visto dall’articolo del notiziario di maggio, ho dato la mia adesione al movimento, in forma personale come collezionista, ma anche nella mia funzione istituzionale di Presidente del CIFO, parallelamente ho discusso tra ieri ed oggi con la Federazione tra le Società Filateliche Italiane al fine che questa azione da movimento “popolare” assuma una veste istituzionale.
Il mio auspicio e che altri enti istituzionale quali: l’USFI, l’Associazione dei Periti, l’Istituto di Studi Storici Postali di Prato, il Museo della Storia della Posta del Cornello dei Tasso, l’Accademia Italiana della Filatelia, diano la loro adesione a quella che deve essere un’azione di difesa dei nostri diritti, contro l’ignoranza della presenza di documenti ufficiali amministrativi che determina i fatti oramai a tutti noti.
Nell’attesa che tutto ciò si realizzi, lo studio legale che sta seguendo la denuncia a carico di Valentinotti, ha inviato una nota di comportamento per i collezionisti che si trovino nella malcapitata condizione di dover difendere il materiale accumulato con tanta fatica e passione.
E’ opportuno ricordare, per evitare di alimentare paure ai noi collezionisti; che al momento le azioni di sequestro sono state TUTTE RIVOLTE A COMMERCIANTI, non di meno, essere informati sui propri diritti e quali comportamenti tenere rappresenta un utile elemento di consapevolezza che ho il piacere di condividere con quanti ci leggono. Vi tengo informati sui prossimi passi.
Dr. Claudio Ernesto Manzati – Presidente CIFO
VADEMECUM COMPORTAMENTALE SUGGERITO DALL’ AVV.TO A. VALENTINOTTI
Innanzitutto, è bene precisare a cosa ci stiamo riferendo. La perquisizione è un atto previsto dal codice di procedura penale che permette la ricerca in un luogo (solitamente abitazione o negozio) di presunte cose che costituirebbero corpo del reato o pertinenze del reato. La perquisizione comporta quasi necessariamente il sequestro probatorio; lo scopo di questo atto è la conservazione dei beni ai fini dell’accertamento del reato.
Premesso ciò, il codice prevede che la persona coinvolta (nei casi che a noi interessano si acquisisce molto spesso lo status di indagato) va consegnata una copia del decreto di perquisizione e sequestro, indicante la facoltà di farsi assistere da difensore se prontamente reperibile.
Il consiglio migliore è di sfruttare questo diritto che il codice riconosce. Se un avvocato di fiducia non è reperibile o non può essere sul posto entro un lasso di tempo molto limitato (a volte si parla di massimo 30 minuti), l’Autorità procederà all’espletamento della perquisizione e del sequestro senza la presenza del difensore. Pertanto è consigliabile (nell’ipotesi di cui sopra) la presenza di un difensore d’ufficio (a tal fine è opportuno precisare che nella copia del decreto è spesso già indicato un difensore d’ufficio. Qualora non sia così si deve chiedere all’Autorità che venga contattato un difensore dalla lista che dovrebbe già essere a loro disposizione).
La presenza del difensore è fondamentale anche per evitare che, in preda all’apprensione per la presenza di Forze dell’Ordine nel proprio domicilio, si corra il rischio di rilasciare dichiarazioni che possono essere autoincriminanti contro sé stessi od altri. Al termine del sequestro, si è liberi di nominare il proprio difensore di fiducia.
È opportuno chiedere immediatamente all’Autorità di poter essere nominati custodi dei beni sequestrati, anche al fine di non danneggiarli (verrà applicato il sigillo e nessuno potrà violarlo. La violazione del sigilli costituisce reato, e se commesso dal custode, la pena è aumentata), in quanto è presumibile che un collezionista/venditore sia più adatto alla conservazione di questi beni, piuttosto che la collocazione nella cancelleria di un tribunale. Al termine dell’atto, verrà rilasciato un verbale contenente la descrizione dell’espletamento in termini estremamente dettagliati. Verrà chiesto di firmarlo,
QUINDI E’ BENE LEGGERE CON MOLTA CALMA!.
Ultimo passaggio, ma forse quello più importante, è possibile impugnare il sequestro entro 10 giorni depositando richiesta di riesame presso il Tribunale dove ha sede la Procura che ha posto in essere gli atti.
STUDIO LEGALE AVV. MANUELA ORSELLI – Galleria del Corso, 3- 48022 Lugo (RA) tel 0545 22345 fax 0545 22344 Avv. Manuela Orselli Patrocinante in Cassazione, Avv. Ludovica Minzoni, Avv. Andrea Valentinotti
Fonte immagini pubblicate Google
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