Presentato nel numero di maggio de “Il Francobollo Incatenato” ecco la versione in inglese del Compendio sulla Storia della Posta in Italia dall’antichità al terzo millenio, il nuovo volume edito dal CIFO, rappresenta l’ultima fatica letteraria di Giorgio Migliavacca che ha riveduto ed integrato (da 146 a 256 pagine) la prima edizione in lingua italiana. Il volume fresco di stampa è partito in settimana per Tampere dove, sarà a concorso nelle sessione letteratura dell’Esposizione Internazionale Finlandia 2017. Nell’attesa del giudizio della giuria internazionale, Giorgio Migliavacca (nell’immagine qui a lato) ha firmato stamane presso il mercatino di via Armorari le sue prime copie.
Chi fosse interessato all’acquisto di questo prezioso strumento di studio ed approfondimento di chi fa della Storia Postale il suo interesse principale, può ordinarlo via email a segreteria@cifo.eu
Prezzo d’acquisto 35,00 € (25,00 € per i soci del CIFO) più 5,00 € di spese di spedizione come piego di libro, raccomandato.
Ai Soci del CIFO ed a tutti gli amanti della Storia Postale
come avrete visto sia dalle nostre Flash News pubblicate sul nostro sito e dagli articoli apparsi sul numero di maggio de “Il Francobollo Incatenato” il mondo filatelico sta reagendo a quella che ormai tutti noi consideriamo un sopruso, il sequestro di materiale acquistato legittimamente e conservato con tanta cura da tutti noi amanti della storia postale.
Il movimento nato spontaneamente grazie all’interessamento di Giuseppe Buffagni e dal Sen. Carlo Amedeo Giovanardi nel 2015 si era riunito per la prima volta a gennaio 2016 a Modena a margine del convegno Filatelico “La Mutina 2016” a cui anch’io avevo partecipato. In questo primo incontro erano già circolati i primi documenti ufficiali dai quali si evinceva da parte la cessione degli archivi amministrativi a privati, tramite la Croce Rossa Italiana.
Fu poi l’impegno soprattutto degli amici del Club di Borgotaro che attraverso un solerte lavoro di ricerca dei suoi membri ha scavato negli archivi di stato per recuperare la documentazione che oggi dimostra la fondatezza della nostra tesi di legittimo possesso del materiale postale.
Materiale che stato oggetto di sequestri, avviati da Sopraintendenti dei Beni Culturali che hanno forse la voglia di mettersi in mostra con azioni “impopolari”, ignorando tra l’altro le Circolari Ministeriali, che alcuni anni fa avevano cercato di fare chiarezza sull’argomento.
Dopo l’incontro del 29 Aprile u.s. e l’intervento in aula del Sen. Giovanardi del 2 maggio u.s., l’associazione dei commercianti, su indicazione di funzionari pubblici, che condividono con noi la passione per la storia postale, ha avviato attraverso uno studio legale di Modena una diffida a tutte le Sovraintendenze ai Beni Culturali, d’Italia e per conoscenza il Ministero dei Beni Culturali; la diffidi è circostanziata da dati oggettivi, fatti e documenti che non potranno essere ignorati da questi funzionari.
Come avrete visto dall’articolo del notiziario di maggio, ho dato la mia adesione al movimento, in forma personale come collezionista, ma anche nella mia funzione istituzionale di Presidente del CIFO, parallelamente ho discusso tra ieri ed oggi con la Federazione tra le Società Filateliche Italiane al fine che questa azione da movimento “popolare” assuma una veste istituzionale.
Il mio auspicio e che altri enti istituzionale quali: l’USFI, l’Associazione dei Periti, l’Istituto di Studi Storici Postali di Prato, il Museo della Storia della Posta del Cornello dei Tasso, l’Accademia Italiana della Filatelia, diano la loro adesione a quella che deve essere un’azione di difesa dei nostri diritti, contro l’ignoranza della presenza di documenti ufficiali amministrativi che determina i fatti oramai a tutti noti.
Nell’attesa che tutto ciò si realizzi, lo studio legale che sta seguendo la denuncia a carico di Valentinotti, ha inviato una nota di comportamento per i collezionisti che si trovino nella malcapitata condizione di dover difendere il materiale accumulato con tanta fatica e passione.
E’ opportuno ricordare, per evitare di alimentare paure ai noi collezionisti; che al momento le azioni di sequestro sono state TUTTE RIVOLTE A COMMERCIANTI, non di meno, essere informati sui propri diritti e quali comportamenti tenere rappresenta un utile elemento di consapevolezza che ho il piacere di condividere con quanti ci leggono. Vi tengo informati sui prossimi passi.
Dr. Claudio Ernesto Manzati – Presidente CIFO
VADEMECUM COMPORTAMENTALE SUGGERITO DALL’ AVV.TO A. VALENTINOTTI
Innanzitutto, è bene precisare a cosa ci stiamo riferendo. La perquisizione è un atto previsto dal codice di procedura penale che permette la ricerca in un luogo (solitamente abitazione o negozio) di presunte cose che costituirebbero corpo del reato o pertinenze del reato. La perquisizione comporta quasi necessariamente il sequestro probatorio; lo scopo di questo atto è la conservazione dei beni ai fini dell’accertamento del reato.
Premesso ciò, il codice prevede che la persona coinvolta (nei casi che a noi interessano si acquisisce molto spesso lo status di indagato) va consegnata una copia del decreto di perquisizione e sequestro, indicante la facoltà di farsi assistere da difensore se prontamente reperibile.
Il consiglio migliore è di sfruttare questo diritto che il codice riconosce. Se un avvocato di fiducia non è reperibile o non può essere sul posto entro un lasso di tempo molto limitato (a volte si parla di massimo 30 minuti), l’Autorità procederà all’espletamento della perquisizione e del sequestro senza la presenza del difensore. Pertanto è consigliabile (nell’ipotesi di cui sopra) la presenza di un difensore d’ufficio (a tal fine è opportuno precisare che nella copia del decreto è spesso già indicato un difensore d’ufficio. Qualora non sia così si deve chiedere all’Autorità che venga contattato un difensore dalla lista che dovrebbe già essere a loro disposizione).
La presenza del difensore è fondamentale anche per evitare che, in preda all’apprensione per la presenza di Forze dell’Ordine nel proprio domicilio, si corra il rischio di rilasciare dichiarazioni che possono essere autoincriminanti contro sé stessi od altri. Al termine del sequestro, si è liberi di nominare il proprio difensore di fiducia.
È opportuno chiedere immediatamente all’Autorità di poter essere nominati custodi dei beni sequestrati, anche al fine di non danneggiarli (verrà applicato il sigillo e nessuno potrà violarlo. La violazione del sigilli costituisce reato, e se commesso dal custode, la pena è aumentata), in quanto è presumibile che un collezionista/venditore sia più adatto alla conservazione di questi beni, piuttosto che la collocazione nella cancelleria di un tribunale. Al termine dell’atto, verrà rilasciato un verbale contenente la descrizione dell’espletamento in termini estremamente dettagliati. Verrà chiesto di firmarlo,
QUINDI E’ BENE LEGGERE CON MOLTA CALMA!.
Ultimo passaggio, ma forse quello più importante, è possibile impugnare il sequestro entro 10 giorni depositando richiesta di riesame presso il Tribunale dove ha sede la Procura che ha posto in essere gli atti.
STUDIO LEGALE AVV. MANUELA ORSELLI – Galleria del Corso, 3- 48022 Lugo (RA) tel 0545 22345 fax 0545 22344 Avv. Manuela Orselli Patrocinante in Cassazione, Avv. Ludovica Minzoni, Avv. Andrea Valentinotti
Fonte immagini pubblicate Google
SENATO DELLA REPUBBLICA Legislatura 17ª – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 815 del 02/05/2017
815a SEDUTA PUBBLICA – RESOCONTO STENOGRAFICO – MARTEDÌ 2 MAGGIO 2017
Accedi al video dell’intervento in aula attraverso il seguente link
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Giovanardi. Ne ha facoltà.
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, E-E, MPL, RI)).
Signor Presidente, credo che il senatore Gotor mi abbia offerto la possibilità di indicare proprio un paradosso gigantesco sottostante alle sue parole, che ha in Italia delle applicazioni davanti alle quali c’è da rimanere soltanto increduli, per questo comunismo archivistico e artistico che si vuole diffondere. Lo dico al Sottosegretario, sperando che ci sia qualcosa da fare anche in questa occasione, lo dico al presidente della 10a Commissione – se per cortesia vuole ascoltarmi un attimo – e anche ai relatori.
Vedete, fin dall’inizio del Regno d’Italia, attraverso leggi dello Stato italiano e circolari vincolanti dei Ministeri, vennero destinati allo spoglio tonnellate di carte provenienti da enti e archivi pubblici, fra cui decine di milioni di buste e lettere che venivano ritenute di nessun interesse. Qua ho tutta la documentazione delle leggi dell’epoca. Queste carte degli spogli venivano vendute a quintali o a tonnellate e venivano destinate al macero o venivano consegnate alla Croce Rossa, che ne propagandò in maniera efficace e capillare la vendita ai privati, per poter meglio operare nel campo della carità e della beneficenza.
Orbene, collega Gotor, richiamo un attimo la sua attenzione: l’articolo 54 del vigente codice dei beni culturali fra i beni inalienabili cita i singoli documenti appartenenti allo Stato, alle Regioni e ad altri enti pubblici territoriali, nonché gli archivi e i singoli documenti di enti e istituti pubblici diversi. Questo sarebbe un patrimonio nazionale da tutelare. Allora, malgrado il fatto che, con circolare, il Ministero dei beni culturali abbia indicato chiaramente che tale norma non può essere applicata alle semplici buste con francobollo, ma soltanto a quelle che contengono qualche utilità per gli archivi, se ne è stata denunciata la sottrazione, alcune Soprintendenze periferiche ritengono che tutto quello – ascoltate cos’è il nostro patrimonio – che negli ultimi secoli è stato indirizzato a Comuni, Province, tribunali e parrocchie faccia parte del demanio dello Stato, mettendo peraltro in moto denunce penali e sequestri di materiale, per incitazione a incauto acquisto, nei confronti di tutti quelli che sono in possesso di qualcuna delle decine di milioni di documenti postali che sono stati legittimamente comprati (parlo di materiale del valore di 2 euro, 4 euro o 10 euro) negli ultimi centocinquant’anni dai collezionisti e dai loro progenitori nelle bancarelle, nelle aste, durante i convegni filatelici, eccetera. Letto il testo di un ordine del giorno che purtroppo non potrò presentare; il relatore si era detto disposto a farlo, ma con la fiducia decadrà.
Addirittura, la Soprintendenza di Cosenza ha sequestrato 10.000 lettere, con la motivazione, senatore Gotor, che, avendo più di cinquant’anni, pur essendo state inviate dai militari al fronte della Prima e della Seconda guerra mondiale ai loro familiari (fra la Prima e la Seconda guerra mondiale sono state inviate dai cinque ai sei miliardi di lettere e cartoline, tre milioni e mezzo al giorno), esse hanno un interesse storico. Il detentore è stato condannato e purtroppo ha patteggiato la pena, così la sentenza è passata in giudicato.
Questi comportamenti stanno mettendo in crisi un comparto che vedeva operare, fino a ieri, una ventina di case d’asta filateliche, più di cento commercianti, centinaia di circoli filatelici e un milione di collezionisti, per un giro d’affari di circa 200 milioni all’anno. Tutti in questo momento sono potenzialmente incriminabili per incauto acquisto o ricettazione, se non forniscono la prova (impossibile) che la singola lettera indirizzata a un ente pubblico fa parte delle decine di milioni scartate per legge dalle pubbliche amministrazioni.
Quindi, per capirci, lo Stato con legge liberalizza, privatizza, vende e dà alla Croce Rossa, per attività caritative, queste tonnellate di materiale. Per tre generazioni questo materiale viene comprato da centinaia di migliaia di persone e adesso invece lo Stato dice che tutti questi sono dei criminali. Quindi a casa loro arrivano i Carabinieri, fanno i sequestri, arriva una denuncia penale, sequestrano mille lettere, le portano alle Soprintendenze, i Carabinieri le mandano alle Soprintendenze di tutta Italia. Per fare cosa? Per mandarle a marcire negli scantinati.
Guardate, ho qui con me la rivista «Link», che dice: «La scomparsa degli archivi di Stato: così l’Italia distrugge la sua storia». Ma lo sapete che all’Archivio di Stato centrale chiunque può entrare, può andare a vedere anche cose riservatissime e magari se le infila sotto la giacca e non c’è nessun controllo? Lo sapete che nella periferia di Roma ci sono interi magazzini pieni di decine, centinaia di milioni di dati archiviati dal Ministero del tesoro, degli elenchi delle marocchinate durante la guerra, delle liste dei profughi dell’Istria e della Dalmazia, di quelle delle opzioni del 1939 che nessuno è in grado di controllare e di filmare?
In questa situazione, in cui non riusciamo a salvaguardare l’indispensabile, cioè le cose che devono stare negli archivi di Stato, si è aperta la caccia a decine di milioni di lettere. Questo perché i sovraintendenti, evidentemente, non hanno altro da fare che stare davanti a Internet a controllare se viene venduta su eBay una lettera che ha valore di 5, 10 o 15 euro, di cui naturalmente esistono milioni di copie, per far scattare le sanzioni penali.
Io faccio un appello al Governo. Saranno solo un milione di persone, ma ci tengono. Hanno salvato la storia culturale del nostro Paese. Hanno scritto centinaia di libri su questa storia minore. Ci sono istituti, come l’Istituto di studi storici postali di Prato, che hanno scritto cose magnifiche sulla storia postale. Loro hanno salvato e mantenuto, in questo Paese, un patrimonio, che lo Stato terrebbe negli scantinati per farlo mangiare ai topi. Perché questa sarebbe la fine di queste tonnellate di carta.
Vogliamo essere ragionevoli? Sì, questo discorso vale per i quadri. È ovvio che un quadro eccezionale di cinquant’anni fa deve rimanere in Italia. Ma voi pensate che si possa immaginare che i quadri degli ultimi settant’anni dei pittori moderni, a centinaia e a migliaia, debbano tutti avere l’opzione per andare all’estero? Ma parliamo di Europa? Ma parliamo di concorrenza? Ma parliamo di privatizzazione? Solo nell’Albania di Enver Hoxha era proibito fare la collezione di francobolli. Neanche in Cina e in Unione Sovietica era proibito.
E io qui lo denuncio. Sabato ho partecipato a una riunione di commercianti, di case d’asta e di collezionisti che sono angosciati, perché non è bello vedersi arrivare i carabinieri in casa a seguito di una denuncia dovuta al fatto che tuo nonno ha comprato una lettera o perché magari hai attaccati alla parete ricordi di guerra che un tuo parente ha inviato a tua madre o a tua nonna, i quali vengono definiti documenti con un valore storico e quindi possono essere sequestrati. Ma mi domando se i sette miliardi di lettere mandate dai combattenti possano essere definite patrimonio storico del nostro Paese, visto che hanno più di cinquant’anni. Perché è quello che sta accadendo.
Io speravo che un piccolo emendamento chiarisse che è evidente che i beni di cui all’articolo 54, attualmente detenuti negli archivi, devono stare negli archivi. Ci mancherebbe altro. E per i documenti rubati dagli archivi e il cui furto è stato denunciato, è chiaro che deve essere perseguito chi li ha rubati. Ma estendere questo principio in questa maniera folle a decine, forse centinaia di milioni, di carte che lo Stato ha legittimamente venduto è una follia alla quale stiamo assistendo e che stiamo denunciando.
Da quattro anni abbiamo rapporti con i Ministri pro tempore spiegando la situazione. Il Ministero dei beni culturali ha fatto una circolare ma i singoli soprintendenti spiegano che di questa circolare a loro non interessa assolutamente nulla, perché ritengono di dare loro interpretazione. A proposito del discorso del senatore Gotor, ma chi è poi l’esperto che stabilisce il valore di una opera pressoché contemporanea? Un sovrintendente che non sa distinguere un francobollo da una busta, e che non sa neanche di cosa parla?
Sarebbero quelli che vanno nelle case d’asta e che, prima dell’asta, vanno a prendere il catalogo e smarriscono i clienti dicendo che devono sequestrare questo o quest’altro, come ad esempio cartoline del 1950 perché indirizzate a un Comune? Ma quando arrivavano ai Comuni sindaco e segretario comunale le prendevano e le buttavano nel cestino, e solo alcune finivano in archivio. E poi c’erano gli spogli degli archivi.
Ma vogliamo creare un Paese di criminali? Ma fin dove arriva il reato penale del nostro Paese? Fin dove il cittadino può essere sottoposto a procedimenti penali e addirittura al ritiro del passaporto? Un collezionista, per una busta di 10 euro che gli è stata regalata da un amico, ha subito un procedimento penale. Quando poi questo industriale, sei mesi dopo doveva andare all’estero, gli è stato detto che non poteva ottenere il passaporto perché risultava un procedimento penale a suo carico.
Dico al Governo di andarsi a leggere i giornali, La Stampa o il Quotidiano Nazionale, perché questi fatti ormai sono pubblici. Io faccio fatica a spiegare ai commercianti e ai collezionisti che c’è un Senato e c’è un Governo, perché queste cose gridano vendetta al cospetto di Dio. Ma ci sarà qualcuno che provvede? Purtroppo sento invece che ci sono ancora idee per cui la libertà privata non esiste e non esiste nemmeno il collezionismo privato. È tutto dello Stato. Arriva un funzionario di una soprintendenza periferica, magari di Cosenza e, abusando della sua autorità, porta via 10.000 lettere a un privato, inventandosi che dopo cinquant’anni è tutto suo. Suo di chi? Dell’archivista?
Sapete dove sono adesso gli scatoloni? Sono negli scantinati e una parte non si sa più neanche dove sia, visto che stanno cercando dove sono finiti. Dove volete che finisca questa roba? Dove finiscono questi milioni di carte? Chi ha i soldi per archiviarle? Ogni anno lo Stato spende 19 milioni di euro solo di affitti per tenere dentro questi enormi magazzini milioni di carte. Attualmente sono nei magazzini perché nessuno ha le risorse, neanche per gestire le cose più belle.
Come ho detto anche agli amici del Volkspartei c’è tutta la storia agricola del 1939-1940 e delle opzioni in Alto Adige che sta lì, tutta accatastata, in decine di migliaia di faldoni e vogliamo recuperarla. E chi la recupera?
Allora vogliamo correre dietro la singola lettera? Vogliamo tenere impegnati carabinieri, magistrati, primo grado, secondo grado e tutti gli archivi per bloccare una passione, un hobby, il più popolare che ci sia e che coinvolge milioni di persone?
Colleghi senatori, se questa è la funzione del Parlamento e del Governo, altro che liberalizzazioni, altro che concorrenza e altro che Europa! Ora spero, signor Sottosegretario, che si riesca (e quattro Ministri, a parole, ci hanno dato ragione) a cavare un ragno dal buco e ad approvare una norma che chiarisca definitivamente che chi si è fidato di questo Stato e ha dato una mano alla Croce Rossa comprando questo materiale, oggi non diventi un potenziale criminale.
Il XXV convegno filatelica di Primavera si terra’il prossimo 28 – 29 aprile 2017 al NUOVO PALANORD del Parco Nord in Via Stalingrado n.83/85 a Bologna USCITA 7BIS (Ferrara)
Come di consueto Convegno Commerciale proporrà Filatelia, Numismatica, Cartoline, Storia Postale, Telecarte e hobbistica, confermata la partecipazione di Poste italiane e San Marino con uffici postali e annulli speciali e l’emissione di cartoline celebrative.
L’orario per il pubblico: Venerdì 28 aprile ore 10.00 – 18.00 e Sabato 29 aprile ore 9.00 – 18.00
TRASPORTI
AUTOBUS N° 25 dalla stazione centrale FF. SS. Venerdì e Sabato, disponibile una navetta gratuita dalla stazione FS uscita via Carracci ogni 40 minuti (prima corsa ore 9,30 – ultima corsa ore 15,30)
Per Informazioni: A.F.N.B. Associazione Filatelica NumismaticaBolognese – Casella Postale 569 – 40124 Bologna Centrale- Telefono e fax 0516311135 – cell. 3884437025 E-mail: segreteria@afnb.it – Web: www.afnb.it
Scarica il pdf della locandina cliccando QUI
Sei gli italiani presenti al convegno organizzato per questo fine settimana a Stoccolma centro dell’attacco terroristico di ieri, nell’ordine: Alessandro Agostosi, Paolo Guglielminetti, Thomas Matha’, Luca Lavagnino con la compagna Laura, Giulio Perricone e Lucia, Claudio Ernesto Manzati e la moglie Pinuccia
Le tre consorti era a pochissimi metri dall’attacco terroristico fortunatamente all’interno di un negozio a pochi metri da dove e’ avvenuta la strage. Lucia Perricone e Pinuccia Manzati dopo il tremendo scontro che ha mandato in frantumi le vetrine dei negozio dove erano entrate da pochi minuti, negozio adiacenti al centro commerciale dove si e’ conclusa la folle corsa del camion, sono riuscite a fuggire dall’uscita di sicurezza. Davanti ai lori occhi una tragica scena con persone agonizzanti a terra schiacciate dal camion che ha percorso a folle velocita’ la zona pedonale del centro di Stoccolma. Nello stesso tempo all’interno della sala dove si teneva il Summit, lo speacker Jonas Hallstrom, annunciava ai presenti che l’hotel Blu Raddison Waterfront di fronte alla Stazione Centrale ed adiacente al centro congressi era stato chiuso dalla polizia. La successiva informazione era di una possibile evacuazione del centro che nel frattempo raccoglieva le persone presenti nella stazione centrale; che veniva per sicurezza chiusa al pubblico, unitamente alla metropolitana. La tranquillita’ ritornava solo a tarda sera dopo la cena ufficiale del summit che raccoglieva 98 partecipanti provenienti da 25 paesi, quando la notizia della cattura del terrorista rapidamente circolava tra i tavoli. Oggi il summit riprende per concludersi domani all’ora di pranzo.
Scarica l’intervista di Lucia Perricone per il Corriere della Sera, cliccando questo LINK
Nell’immagine in alto da sinistra: Claudio Ernesto Manzati, Paolo Guglielminetti, Luca Lavagnino, Alessandro Agostosi, Giullio Perricone e Thomas Matha’dietro.
“RSI La soprastampa di Teramo – antefatti storici, caratteristiche di stampa e plattabilità” di Nicola Luciano Cipriani, 58 pagine, CIFO Edizioni, marzo 2017.
Conosciamo bene l’approccio scientifico col quale Nicola Luciano Cipriani, affronta le sfide filateliche con le quali si cimenta. Con quest’opera, che ha comportato ricerche bibliografiche, sul web ed in collezioni ed archivi privati, l’Autore si è cimentato con l’argomento ancora in buona parte inesplorato delle soprastampe RSI di Teramo. Dopo una breve premessa e un primo capitolo relativo agli antefatti storici, l’Autore presenta uso e tirature dei soprastampati di Teramo e le caratteristiche di stampa. Lo studio ha messo in risalto alcune vere novità, in primis il fatto che il valore chiave da lire 1 è stato soprastampato non solo il giorno 16 Febbraio 1944 con la I composizione, ma anche dopo il giorno 21 con la tavola dell’espresso; inoltre ha evidenziato anche l’uso di più tipologie di inchiostro, che sostengono la necessità di suddividere in più tirature questa emissione. Queste ultime sono chiaramente distinte dalle due ufficiali, che basano la distinzione solo sulle correzioni degli errori tipografici della prima tavola. Interessante anche l’analisi delle tipologie di inchiostro sui francobolli utilizzati per le affrancature che, grazie alla data di invio, hanno consentito di proporre un quadro sulle tempistiche degli inchiostri utilizzati. L’autore chiude con una tabella che illustra gli errori di composizione delle lettere utilizzate per la soprastampa “Repubblica Sociale Italiana“ nell’emissione di Teramo e con quella, estremamente dettagliata, relativa ai difetti da usura dei caratteri e punti di colore presenti nella prima composizione ed in quella dell’espresso, probabilmente non derivata dalla prima. Recensione di Stefano Proserpio
Il volume è disponibile per i Soci del CIFO a € 15,00 e per i non Soci a € 25,00, per poterlo acquistare contattare segreteria@cifo.eu aggiungendo 5,00 € per spese di spedizione come Piego di Libro Raccomandato
di Nicola Luciano Cipriani- Perito Filatelico
Per chi ama seguire le tirature delle ultime emissioni delle serie ordinarie, comunichiamo che tre sono le novità che possiamo sintetizzare in due punti:
1-Piazza Plebiscito in Napoli e piazza San Carlo in Torino, sono stati ristampati durante il 2016. Per questo anno abbiamo quindi due tirature per ciascuna delle due piazze menzionate. Entrambe le tirature hanno il codice alfanumerico che inizia con la lettera “N” ad indicare il 2016.
2-Piazza della Repubblica in Roma è stata reiterata nel corso di questo anno 2017, come pure Piazza Plebiscito in Napoli e la prima lettera del codice alfanumerico è “O”. In modo particolare, Piazza Plebiscito è stato ristampato in due momenti distinti nei primi mesi di questo anno riconoscibile dal valore numerico del codice (OB073xxxxxx e OB074xxxxxx) e dalla sua differente posizione lungo il bordo destro del foglio.
“I filatelisti non devono avere timore, i francobolli non sono soggetti ad alcun provvedimento restrittivo. Ci sentiamo in dovere di precisarlo vista la rassegna stampa di questi ultimissimi giorni. Ci rendiamo conto che spesso il nostro linguaggio è troppo tecnico, ma sui francobolli in quanto tali non pesa alcun problema a carattere giuridico”.
Così afferma il presidente dell’Associazione nazionale professionisti filatelici, Sebastiano Cilio, rappresentante di una realtà che accomuna 250 commercianti specializzati in tutta Italia servendo decine di migliaia di appassionati.
Il problema -non nuovo- verte invece sugli involucri, tipicamente le buste, indirizzate ad una realtà pubblica, come potrebbe essere un Comune. “Spesso si dimentica quanto accadde dopo la Prima guerra mondiale: una normativa obbligò gli uffici pubblici a donare l’archivio cartaceo non più in uso alla Croce rossa, affinché lo portasse al macero incassando fondi per le proprie attività. Una scelta che oggi non si adotterebbe più, ma allora andò così. Occasionalmente, qualche appassionato riuscì a salvare dalla distruzione del materiale, conservandosi con cura fino ad ora”.
“Ogni tanto -prosegue il presidente Anpf- si registrano casi di sequestro per tali oggetti, ignorando appunto il passato. Più volte il nostro settore ha chiesto al dicastero competente, quello che ora si occupa di Beni, attività culturali e turismo, un documento che chiarisse in modo definitivo la questione, ed è quanto ha domandato ancora adesso il presidente del Gruppo parlamentari amici della filatelia, Carlo Giovanardi, appellandosi direttamente al ministro Dario Franceschini. C’è ad esempio un documento dell’ufficio legislativo che fa capo allo stesso Mibact, datato 22 novembre 2012, che ci sembra sufficientemente chiaro. E dove -fra l’altro- si ribadisce che «in materia di documenti indirizzati a soggetti pubblici non possa ritenersi esistente, nell’ambito del nostro ordinamento, un generale principio di presunzione di appartenenza allo Stato o, comunque, di appartenenza alle pubbliche raccolte»”.
“Naturalmente, facendo nostra la richiesta del senatore, restiamo a disposizione del ministro per confrontarci di nuovo sul tema ed arrivare ad un testo di riferimento che possa dirimere i dubbi in modo definitivo, permettendo ai filatelisti di coltivare serenamente la propria passione”.
Scarica il pdf del comunicato originali di Sebastiano Cilio, cliccando QUI
Roma il Velino/AGV NEWS, 18 MAR – “Una burocrazia ottusa e arrogante più interventi a gamba tesa della Magistratura restringono vergognosamente gli spazi di libertà nel nostro Paese, anche quelli riguardanti le più innocenti passioni di milioni di cittadini collezionisti”. Lo afferma il senatore Carlo Giovanardi, Presidente dei parlamentari amici della filatelia, in relazione alla sentenza di un giudice di Torino che ha condannato i detentori di lettere e buste indirizzate storicamente ad ogni tipo di ente pubblico.
Malgrado una circolare del Ministero dei Beni Culturali ricordi chiaramente che decine di milioni di lettere sono state scartate dagli archivi per legge e donati alla Croce Rossa perche’ ne ricavasse un utile in tutto il corso del ‘900, secondo questa sentenza, viceversa, sarebbero i collezionisti a dover allegare ad ogni lettera comprata magari dal padre o dal nonno, un certificato che ne attesti lo spoglio, prosegue Giovanardi.
In un’Italia dove ci sono scarse risorse per potenziare e valorizzare il piu’ grande patrimonio artistico e culturale del mondo, vengono così mobilitati sovraintendenze, carabinieri, magistrati per riempire i sottoscala di tonnellate e tonnellate di carta destinata a marcire, mentre si mette in ginocchio un mercato con decine di case d’asta, centinaia di commercianti, migliaia di circoli filatelici e migliaia di collezionisti la cui passione e competenza ha salvato storicamente dal macero documenti dal valore di pochi euro ma che sono stati conservati con grande cura e diligenza.
Chiedo al Ministro Franceschini, conclude Giovanardi, di intervenire con urgenza per evitare perquisizioni, sequestri e procedimenti penali ai quali, sulla base della sentenza di Torino, puo’ essere esposto chiunque possegga una collezione di storia postale”. (com/gat) 125618 MAR 17 NNNN