Caro collezionista, il Gruppo di Modena mi ha suggerito di scrivere queste brevi considerazioni.
Inizio da un fatto a me accaduto: alcuni giorni fa un amico collezionista di Carpi mi ha “pregato” di telefonare all’Ufficio Postale di Modena per richiedere due foglietti che non era riuscito ad acquistare allo sportello filatelico.
Come promesso, ho telefonato e mi hanno informato che l’Ufficio Postale di Modena ne aveva ricevuti solo tre per le necessità di tutta la provincia.
Una ulteriore indagine mi ha convinto che non era possibile acquistare il foglietto in nessun ufficio postale malgrado ne fossero stati stampati 30.000 esemplari. Ma, se il foglietto proprio lo vuoi per completare la tua collezione, una possibilità c’è: lo puoi acquistare da alcuni commercianti alla modica cifra di € 200, anche se in un ufficio postale lo avresti pagato solo € 2,20. Alcuni commercianti ne sono stati abbondantemente provvisti, ma non altrettanto gli uffici postali.
In verità il Mise non ha disposto l’emissione di così pochi foglietti, infatti nel decreto si legge: “100.000 francobolli in foglietto”, poiché i francobolli sono 2, i foglietti sono 50.000, da questi, Poste Italiane ne ha però prelevati 30.000 soprastampando, di sua iniziativa, il numero progressivo ed inserendoli, sempre di sua iniziativa, in un libretto (non previsto nel decreto). Ecco che: 20.000 sono i foglietti intonsi, 30.000 quelli numerati da Poste ed inseriti nel libretto.
Amici collezionisti mi dicono che il foglietto avrà un valore di mercato superiore al Gronchi Rosa essendone stati stampati un numero inferiore. Mi sono permesso di obiettare che il Gronchi Rosa era stato emesso per affrancare le lettere, che fu utilizzato e che lo si trova usato, usato su busta, usato e ricoperto, insomma tutta un’altra storia.
La differenza tra un francobollo e un francobollo da collezione è proprio questa.
Il francobollo veniva emesso per essere utilizzato per il pagamento di una tassa, il suo numero era stimato essere sufficiente a far fronte alle affrancature e se risultava insufficiente, veniva ristampato.
Il francobollo da collezione viene invece emesso ad uso e consumo dei collezionisti, per tutti coloro che coltivano l’illusione che possa essere un bene rifugio, un investimento speculativo che li farà diventare ricchi. Prova ne è che oggi i vecchi francobolli “bene rifugio” stampati in milioni di esemplari, sono venduti nel mercato alla metà del loro valore facciale; non dice il vero chi sostiene che questo dipenda oggi dal minor numero di collezionisti, vero è invece che semplicemente ne erano stati stampati molti più di quelli che potevano essere utilizzati e che, quindi non erano un bene rifugio, né tanto meno speculativo.
Il Gruppo di Modena, nel suo ultimo incontro, (tanti i partecipanti!), ha cercato di approfondire e chiarire alcuni concetti che ritiene davvero importanti e, per questa ragione, li ripropone anche all’attenzione di tutti gli amici filatelisti.
Tema è “LA FILATELIA”, per intenderci, quella di quando il francobollo non era solo pietra preziosa da aggiungere alla collezione, ma era un pezzo che richiedeva innanzitutto impegno di studio oltre alla conoscenza della Storia e della realtà di quel Paese, non di rado lontano e sconosciuto ai più, e quindi, perché no, anche un investimento … in Cultura!.
Della sistematica e scrupolosa metodologia che i Diena, i Bolaffi , i Lichtenstein, i Burrus , i Tapling, i Caspary, i De Ferrary De La Renotiere applicavano allo studio, alla “CURA” della FILATELIA, non è rimasto quasi più nulla.
La MEMORIA del tempo ci ricorda che il collezionismo filatelico iniziò pochissimi anni dopo l’emissione del primo francobollo nel 1840, il famoso Penny Black. In pochi anni quasi tutti i Paesi del mondo emisero qualche francobollo per poter affrancare le proprie lettere, il collezionismo si diffuse a macchia d’olio e i collezionisti videro moltiplicarsi il loro numero Collezionisti che, quando non riuscivano a raccogliere pezzi originali, accoglievano in collezione anche un “Fac Simile“ o un “Faux”, falsi prodotti da falsari, ingrossando ed ingrassando le file dei Falsari.
Nell’‘800 si contavano più di centocinquanta falsari ed imitatori. La Filatelia doveva affrontare una grande “sfida”: riconoscere il vero dal falso, individuare quale fosse il pezzo originale e quale invece il pezzo imitato. Quale fosse la diversità che differenziava una stampa tipografica da una stampa litografica. Ma e tutti noi lo sappiamo bene, la filatelia era soprattutto conoscere il “francobollo” e saper distinguere un originale da un falso.
Alla fine dell’ottocento vennero stampati i primi cataloghi che, in trenta, quaranta pagine, avevano disegnati o impressi tutti i francobolli del mondo.
Quindi, riassumendo: lo Stato emetteva i francobolli per affrancare, i collezionisti li raccoglievano (in genere allo stato di usato) e li studiavano. Oggi invece percepiamo che forse le amministrazioni postali emettono francobolli “da collezione” solo a scopo commerciale e per esigenze di cassa o di bilancio.
Il francobollo è un investimento speculativo? Certo! Ma non per te amico collezionista.
Quando si stampano centinaia di francobolli in milioni di esemplari, come li si può propagandare e proporre alla maniera di un “piccolo investimento”? Questo ha danneggiato la filatelia moderna ed il collezionismo in Italia ed in Europa e compromette lo studio di quella classica.
Un utile suggerimento che possa guidarci per trovare una buona soluzione credo possa essere seguire il criterio adottato dal Catalogo dell’Yvert & Tellier che, nella sua pubblicazione dei “Les Classiques du monde” si ferma al 1940: tutti i francobolli del mondo fino al 1940 sono contenuti in un’unica pubblicazione. Potremmo così cominciare a dire che “la FILATELIA finisce Lì” e dopo …inizia invece “la filatelia”.
Allora potremo definire “CLASSICA” la Filatelia fino al ‘900, “MODERNA” dal 1900 al 1940, poi… forse… “filatelia da collezione”?
Il fermo-data 1940 non significa che tutto quello che era stato fatto fino ad allora sia stato adamantino. Nossignori. Appena colto il “business”, le amministrazioni postali si misero subito all’opera per emettere un alto numero di francobolli alcuni dei quali a valori facciali “inverosimili” perché tanto servivano unicamente per raggranellare soldi e non certo per affrancare lettere. Il mercato comunque riusciva ad assorbire il tutto discretamente. Oggi il mercato non è più in grado di assicurare questo e, quindi se si continua a percorrere questa strada si danneggia la filatelia.
Naturalmente ciascuno è libero di collezionare ciò che vuole e di spendere i suoi denari come e dove meglio crede, ma non può pensare che la “FILATELIA” possa includere tutto, figurine comprese, il FRANCOBOLLO è cosa ben diversa, esso serviva per affrancare le corrispondenze, mentre oggi la lettera, la cartolina, la circolare, sono state sostituite da una comunicazione molto più immediata: i social, la mail, la pec. Al contrario, quella postale ha il freno a mano tirato tanto è verosimile che se il primo giorno di villeggiatura, vi inviate una cartolina ricordo, molto probabilmente rientrerete in giusto tempo per ritirarla direttamente dalle mani del postino, rammentando sempre in quale giorno della settimana svolga il suo turno di servizio nella vostra strada, l’annullo poi che troverete, non è più un bollo-ricordo, quello che richiamerà alla vostra memoria il nome della Città o del Paese che avete visitato.
Comunque, conservate la cartolina affrancata, perché già oggi è raro gioiello trovarne una.
È nostro desiderio provocare un dibattito, avviare una discussione con tutti voi collezionisti. È necessario individuare insieme una definizione odierna di FILATELIA, precisarne i requisiti, dobbiamo investire tutti insieme in CULTURA FILATELICA, non crediamo che occorre essere geni o professori, serve solo interesse, passione, ricerca, perché l’”Hobby dei Re” diventi facilmente anche il nostro “Hobby”.
Giuseppe Buffagni per il Gruppo di Modena
Articolo pubblicato in data odierna dal Postalista
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