Inserito 07-05-2011
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30_striscia IL 30 LIRE “MICHELANGIOLESCA” PER MACCHINETTE UN TESORO RITROVATO – di Giuseppe Di Bella
Alcuni esperimenti di stampa di francobolli in strisce da 500 o 1000 esemplari, da vendere per il tramite di macchinette distributrici, erano stati realizzati in Italia negli anni trenta, imitando le iniziative delle poste di altri Paesi europei e soprattutto degli Stati Uniti d’America, dove i distributori automatici erano in funzione da tempo. Ma il precipitare degli avvenimenti politici e la seconda guerra mondiale, mandarono in soffitta il progetto che venne ripreso solo all’inizio degli anni 50’. Finalmente nel 1956 l’obiettivo venne raggiunto e fecero la loro comparsa i primi tipi di francobolli per macchinette distributrici, ovvero, in tempi diversi, i valori da Lire 5, 10, 15, 25 e 30 della serie ordinaria in uso “Moneta siracusana” o come più comunemente intesa, “Italia turrita”. A differenza dei valori normali, la filigrana di questi francobolli, loro elemento distintivo principale, si presenta con allineamento verticale delle stelle e non orizzontale o obliquo. Il motivo di questa diversità è di ordine tecnico, infatti dovendosi realizzare lunghe strisce da 500 o 1000 esemplari, il rotolo della carta filigranata, andava utilizzato “per lungo” ovvero in senso contrario al normale. Il metodo di stampa naturalmente è diverso ovvero in sequenza continua e questo determina una seconda caratteristica tipica di queste emissioni: osservando una striscia di più esemplari, si notano centrature diverse a causa dello slittamento del cursore, non esattamente sincronizzato, come vediamo nella striscia di tre esemplari in foto. Successivamente le fasce stampate, ancora non separate, vennero dentellate in orizzontale e verticale. A questo punto si poneva il problema del taglio delle bobine ovvero della separazione delle singole strisce, che venne risolto con l’uso di una macchina a lamine separatrici che però non sempre tagliò le strisce ovvero le bobine in modo ottimale, a volte tranciando più o meno i dentelli sopra o sotto, e lasciando più lunghi quelli della parte opposta. Questa è la terza caratteristica specifica di questi francobolli. La quarta caratteristica tecnica di queste emissioni, consiste nel fatto che normalmente al verso dei francobolli venne stampigliato, ogni cinque esemplari, il loro numero progressivo ovvero la posizione in bobina, salvo le eccezioni di cui si dirà in seguito. La distribuzione di questi valori prevedeva l’installazione di macchinette automatiche. Ma la tecnologia a disposizione negli anni 50’ non era ancora adeguata né affidabile, ed infatti l’introduzione delle macchinette distributrici venne giustamente definita “sperimentale”. Le difficoltà si palesarono subito, ma ciò nonostante si andò avanti nel progetto: il vento della modernità non si poteva fermare e nell’Italia dei primi anni 60’, in pieno boom economico, l’automazione era una parola d’ordine. Era tutto un fiorire di macchinette distributrici di bevande, sigarette, condom, interi postali per assicurare la vita durante i voli, biglietti di ogni genere, etc. Le macchinette messe in uso nelle maggiori città italiane ed in alcune località turistiche, si rivelarono subito poco funzionali e soprattutto inaffidabili: si guastavano continuamente e la manutenzione lasciava spesso a desiderare. Ben presto vennero messe di fatto fuori uso, per essere poi rimosse ed abbandonate al loro destino. Come avvenuto per l’emissione “Siracusana”, anche per la successiva ordinaria “Michelangiolesca”, vennero realizzati francobolli specifici per le macchinette distributrici. Così, senza avviso alcuno, le Poste realizzarono due valori per macchinette tipo michelangiolesca: uno da Lire 10 e uno da Lire 15 che ha la particolarità di non riportare il numero progressivo al verso, così come i valori serie moneta siracusana da 5, 10, 15 e 25 con filigrana stelle secondo tipo con rotazione di 25° a destra. I due valori tipo michelangiolesca, per quanto oggi a nostra conoscenza, vennero immessi nei distributori collocati a Roma, almeno in quelli di Piazzale della stazione Termini, di San Silvestro e dell’aeroporto di Fiumicino … che continuavano a non funzionare correttamente. Pertanto i francobolli per macchinette venivano “normalmente” venduti a mano presso i relativi sportelli. Le poste italiane non hanno mai dato avviso specifico sul Bollettino ministeriale né altrove, dell’emissione di questi valori per macchinette, ritenendoli giuridicamente una continuazione della stampa di valori già autorizzati ed emessi. Prima di procedere, ritengo opportuno evidenziare che questo scritto è frutto di una inchiesta condotta con l’ausilio della scarna documentazione disponibile, e soprattutto attraverso le testimonianze dirette di collezionisti italiani, attivi all’epoca dei fatti, che ho potuto raccogliere personalmente, ai quali va il mio ringraziamento per la determinante collaborazione. Se imprecisioni e lacune saranno rilevate in questa ricostruzione, dove la memoria ed i suoi limiti, giocano un ruolo importante, invito tutti i filatelisti a dare il loro contributo per incrementare le attuali conoscenze. Mentre l’esistenza dei due valori da 10 e 15 Lire era già nota ai collezionisti nel 1962, quella del 30 Lire michelangiolesca venne scoperta da un filatelista cagliaritano solo nel 1965. Il Signor Luigi Nissim, rinomato fotografo e appassionato filatelista, socio dell’Associazione filatelica di Cagliari fin dal 1923 (Tessera n° 8), acquistò casualmente presso lo sportello filatelico di quella Città alcuni esemplari del 30 Lire con filigrana stelle verticale. Sorpreso quanto incredulo, scrisse una lettera alla Ditta D’Urso di Roma, leader e caposcuola nel settore delle varietà, chiedendo notizie sull’inedito francobollo. La Ditta D’Urso rispose in data 2 settembre 1965. Di seguito riporto il testo della risposta: “Egregio Signor Luigi Nissim, Ho esaminato attentamente la copia fotostatica del Suo francobollo; non Le posso di¬re molto avendo a disposizione solo le foto, ma ritengo impossibile, per quello che a noi risulta che tale francobollo sia stato stampato per distributrici automatiche. Il fatto che il francobollo A, come Lei indica, sia più stretto del B è dovuto alla po¬sizione marginale del francobollo; non è il primo ¬caso; la rotondità della dentellatura dei suddetti, alla base inferio¬re, si può attribuire al deterioramento cui possono essere soggetti tutti i francobolli. Come Le ripeto, Sig. Nissim, quanto Le ho scritto può essere anche errato, mi sono sem¬plicemente limitato a fare delle osservazioni analiz¬zando la foto. Cordiali Saluti Filatelia D’Urso” Ma l’attento Nissim aveva ragione: si trattava proprio di un francobollo per macchinette distributrici, del quale fino ad allora i filatelisti sconoscevano l’esistenza. Nulla di certo sappiamo sui lavori preparatori e sulla data di emissione, ma vi è da notare che la tempistica degli avvenimenti, suggerisce l’idea che il 30 Lire sia stato tra gli ultimi valori approntati per la distribuzione automatizzata e che la sua emissione sia avvenuta all’inizio del 1963, quando le macchinette erano ormai tutte fuori uso. La storia collezionistica “ufficiale” di questo francobollo inizia quindi con la sua casuale scoperta. La sua genesi progettuale è certamente legata al fatto che questo era il valore di uso più comune, poiché assolveva la tariffa ordinaria di primo porto delle lettere semplici, stabilita appunto in Lire 30 dal 1.7.1960 e fino al 31.7.1965. Risulta evidente che in mancanza di un documento ufficiale relativo all’emissione e di altra documentazione di merito, non resta che ricostruire empiricamente la vicenda.

Catania
Andiamo con ordine. Dalle notizie apprese nel corso della lunga indagine condotta nel corso degli ultimi venti anni, risulta fuori discussione che le bobine del 30 Lire michelangiolesca siano state assegnate in prima battuta alla Direzione provinciale di Catania, ove risultavano installate fin dal 1957 due macchinette distributrici di valori postali. La Direzione provinciale di Catania stante che le macchinette risultavano ambedue guaste, consegnò le bobine allo sportello filatelico delle poste centrali per la normale vendita “a mano”.
Ma anche qui si evidenziò un problema gestionale, infatti poiché la bobina dei francobolli da 30 Lire non riportava sul retro il numero progressivo, gli addetti allo sportello erano costretti tutte le sere, al momento della chiusura dei conti e della consegna dell’incasso, a ricontare insieme al cassiere centrale gli esemplari residui delle bobine, impiegando moltissimo tempo. A fronte della descritta situazione, la Direzione provinciale di Catania propose il trasferimento delle bobine ad altra sede. Venne scelta Cagliari dove pure risultava installata una macchinetta distributrice. A Catania allo stato delle attuali conoscenze risultano venduti pochissimi esemplari, uno solo dei quali è conosciuto usato su busta, appunto con annullo della Città etnea. Il trasferimento delle bobine da Catania a Cagliari è testimoniato da una nota di accompagnamento conservata per lungo tempo dal responsabile dello sportello filatelico delle poste centrali di Cagliari.

Cagliari
Le bobine dunque vennero trasferite a Cagliari, ma qui si ripropose la stessa situazione stante che la macchinetta distributrice … non funzionava! La tesi più accreditata dalle testimonianze da me raccolte, indica in sette le bobine pervenute alla Direzione Provinciale di Cagliari dove pure si ripresentava il problema della “conta” serale. Per alleggerire gli sportellisti e la cassa da tali incombenze, una bobina venne inviata all’Ufficio Centrale di Nuoro dove venne distribuita al normale sportello valori che fungeva anche da sportello filatelico, e qui alcuni esemplari del francobollo vennero acquistati nel 1966 dal socio dell’Associazione filatelica di Cagliari Sig. Consagra. Le altre sei bobine rimasero a Cagliari. Pertanto l’impiegato addetto alla vendita dei valori postali dell’Ufficio di Cagliari centro, Signor Giovanni Burghesu, si trovò ad affrontare questo quotidiano problema della “riconta” e … chiese aiuto! All’interno dello poste centrali di Cagliari, in un piccolo spazio nel vestibolo, sussisteva un piccolo “esercizio” commerciale. Due attempate signorine di nome Alba e Giovanna Floris erano autorizzate al confezionamento di pacchi e alla vendita di generi di cartoleria, buste, carta, colla, spago e … francobolli (sic!), in seguito trasferirono “l’esercizio” nella contigua Via Maddalena dove ho avuto il piacere di conoscerle nel 1983. Il suddetto impiegato, Sotto Capo Giovanni Burghesu, pensò bene di farsi aiutare per lo smaltimento degli indesiderati 30 Lire macchinette dalle menzionate “volontarie”. Così la parte più consistente del quantitativo venne venduto alle signorine Floris che non avevano necessità di contare e ricontare i francobolli svolgendo e riavvolgendo le bobine, come invece avrebbe dovuto fare l’impiegato postale per la chiusura giornaliera dei conti. Dunque i 30 Lire macchinette vennero smaltiti dalle due volenterose “spedizioniere” che nel pomeriggio si incaricavano anche di affrancare le raccomandate di vari Enti pubblici (INPS) e di Ditte private. Le bobine del 30 Lire costituivano certo un gran fastidio per gli impiegati postali e quindi oltre che l’aiuto delle menzionate signorine Floris, il signor Burghesu aveva chiesto la collaborazione di altri soggetti. Si racconta da sempre, ma la voce non trova oggi definitiva conferma, che una bobina sia stata acquistata “a titolo di cortesia” dal tabaccaio di via Pasquale Paoli e da questi distribuita in vendita al normale pubblico per l’affrancatura. E’ invece certo, alla luce delle numerose e convergenti testimonianze che ho raccolto, che un’intera bobina venne acquistata dal commerciante filatelico cagliaritano Edmondo Thibault: di questa bobina si sono perse le tracce dopo che lo stock di questi venne venduto all’asta giudiziaria, perché tra gli eredi vi era un minore.


Roma!
Ma … le ricerche condotte hanno portato ad una ulteriore scoperta ovvero che almeno una bobina del 30 Lire macchinette michelangiolesca è stata venduta a Roma, e più precisamente presso un piccolo ufficio postale ospitato in un edificio sito di fronte l’ingresso principale della stazione Termini, a sinistra uscendo dalla stessa. Anche presso questo ufficio le macchinette distributrici … non funzionavano ed i francobolli venivano venduti dagli impiegati allo sportello. La notizia è certa e comprovata poiché un collezionista cagliaritano nel 1966 acquistò presso il suddetto ufficio 7 pezzi del francobollo e ne utilizzò uno per spedire una lettera a Cagliari alla sua famiglia, lettera che mi ha mostrato nel 1998 e della quale non si è fatto in tempo ad acquisire l’immagine poiché, morto improvvisamente il proprietario, è andata dispersa insieme agli altri sei esemplari nuovi custoditi dentro la stessa. Ma le sorprese non finiscono mai.

Firenze?!
30_firenze
Qualche anno fa, controllando la filigrana dei francobolli da 30 Lire michelangiolesca usati e provenienti da una mazzetta da 100, ho ritrovato un esemplare per macchinette, lo vediamo nel riquadro contornato in rosso, che riporta un annullo meccanico di Firenze datato 1963. Sorge quindi il dubbio che questa emissione possa essere stata distribuita anche a Firenze, dove pure erano “in funzione” due macchinette distributrici, ma resta pur valida l’ipotesi di un francobollo acquistato altrove e casualmente utilizzato a nel Capoluogo toscano.


Provvisorie conclusioni
Risulta evidente che la vicenda di questo “insospettabile” tesoro filatelico, è stata condizionata dal mal funzionamento delle macchinette distributrici e dalla mancanza del numero progressivo al verso che ne rendeva problematica la gestione contabile giornaliera. Queste difficoltà incontrarono invero tutti i francobolli per macchinette, sia in epoche precedenti che successive. L’amico Mario Cossu racconta che alcune bobine del tipo moneta siracusana e michelangiolesca, si trovavano presso l’Ufficio Tecnico Erariale di Cagliari (Catasto) e venivano utilizzate, non potendosi spedire gli spiccioli, per rendere il resto ad utenti che avevano ordinato certificati catastali per corrispondenza. Per controllare la quantità residua di francobolli nella bobina, era stato escogitato un metodo originale e veloce … si svolgeva la bobina a terra e si contavano le mattonelle occupate in lunghezza dalla striscia: una mattonella uguale 31 francobolli! Ritornando al 30 Lire tipo michelangiolesca, in relazione ai fatti esposti va considerato che i filatelisti, anche i più eruditi, non prestarono molta attenzione a questo valore postale la cui esistenza venne scoperta quando, messe sostanzialmente fuori uso le macchinette, non vi era motivo di ristamparlo. Anzi si stava già provvedendo allo smaltimento di tutte le bobine residue, che infine vennero distrutte. In merito alla vicenda postale e filatelica di questo affascinante francobollo, è possibile concludere che la maggior parte degli esemplari venduti venne utilizzata a Cagliari dalle signorine Floris, e con una certa sollecitudine, per affrancare lettere di primo porto o raccomandate, nella smania di evitare il fastidio di contare e ricontare, o comunque di eliminare un oggetto poco maneggevole e quindi sgradito. Risulta evidente che le circostanze suddette e la non facile riconoscibilità del francobollo, hanno favorito una notevole dispersione degli esemplari usati, certamente non tutti ancora ritrovati. Per gli stessi motivi sopra esposti, il francobollo va considerato molto raro allo stato di nuovo e, se in multiplo, proporzionalmente più pregiato in relazione alla lunghezza della striscia. Per completezza di esposizione si deve riferire che da decenni si vocifera nell’ambiente filatelico che il francobollo in questione suscitò l’interesse speculativo di un importante uomo politico dell’epoca, ma queste voci non hanno mai trovato conferma. Per quanto riguarda poi il discorso del valore del francobollo o meglio del suo valore in relazione al suo status qualitativo, vanno fatte alcune precisazioni. Il catalogo Sassone come gli altri, avverte che se la dentellatura del francobollo è rasata a causa del particolare processo di separazione delle strisce costituenti le bobine, sopra delineato, il valore si riduce notevolmente (allo stato di nuovo a un decimo). Non riteniamo sempre condivisibile questo assunto. Infatti la diminuzione del valore appare eccessiva se consideriamo il particolare e specifico procedimento tecnico utilizzato per la separazione delle strisce di francobolli. Si tratta a nostro parere di una caratteristica intrinseca del francobollo non di un “difetto”. Se poi le strisce o un singolo francobollo si presentano con la dentellatura completamente rasata in alto o in basso (quindi tecnicamente e “naturalmente” non dentellati), a tutto vantaggio del margine opposto dentellato, che in questi casi presenta non solo i dentelli completi, ma perfino la perforazione completamente visibile nei suoi 360 gradi con un sottile margine, ci troviamo di fronte ad una anomalia tecnica della lavorazione (varietà) specifica di queste emissioni, che non può che aumentare l’interesse tecnico-filatelico di questo immaginifico francobollo, misterioso quanto la Sibilla eritrea che rappresenta.

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