cfohighdefinition1Comunicato stampa del Club della Filatelia d’Oro – Come è noto, il CFO si è fatto promotore di un censimento conoscitivo dell’attività dei soggetti che esercitano in Italia, in modo professionale e continuativo, l’attività di Perito filatelico, autenticando francobolli e oggetti postali attraverso un accertamento tecnico, cui consegue l’apposizione della loro firma o il rilascio di una certificazione peritale. Lo scopo di questa iniziativa, come si evince dalle domande poste ai Signori Periti, non era solo quello di aggregare e rendere noti interessanti dati relativi alla loro attività, ma anche quello di conoscere dati certi su una professione altamente specializzata e di notevole rilievo pratico nel mondo collezionistico a causa degli effetti che l’attività peritale ha sul mercato e quindi sul collezionismo in senso lato. L’obiettivo ultimo della nostra indagine era quello di identificare meglio le problematiche del settore da tempo sotto la lente di ingrandimento di collezionisti e operatori del settore, a causa della note problematiche che sono state oggetto del PARERE/INVITO numero 3 del nostro Sodalizio. In particolare era stato evidenziato che in Italia, l’attività di Perito filatelico è “libera”, ovvero per esercitarla non è prevista l’iscrizione ad un albo specifico. L’accertamento delle necessarie conoscenze professionali non è affidato ad un collegio tecnico di esperti, ma demandato, per chi ne faccia richiesta, ad un “esame” presso la Camera di Commercio, che nomina gli esaminatori secondo criteri di possibilità e disponibilità locale, spesso senza interpellare organi tecnicamente competenti. Superato l’esame, che talvolta, a causa dei limiti sopra ricordati, si sostanzia in un adempimento puramente formale, automaticamente il soggetto può iscriversi, in qualità di perito e consulente, nell’albo della Camera di Commercio e del Tribunale. Se non si desidera essere iscritti all’albo della Camera di Commercio o del Tribunale, in Italia l’attività di perito filatelico può essere esercitata liberamente da chiunque, senza alcuna formalità, esame o nomina. Si evidenziava inoltre nel suddetto PARERE/INVITO, che in Italia, al contrario di quanto avviene in altri Paesi, dove le certificazioni peritali sono esclusivamente di settore, i Periti certificano ogni tipo di oggetto postale senza limiti prudenziali dettati da specifiche competenze. Il Club della Filatelia d’Oro Italiana comunica quindi che si è conclusa la raccolta dei dati realizzata attraverso la spedizione (per posta o per e-mail) di un questionario appositamente preparato. Come annunciato in fase di raccolta dati, rendiamo ora noti i risultati in forma aggregata. Sono stati inviati 40 questionari ad altrettanti soggetti notoriamente esercitanti professionalmente l’attività di Perito filatelico. Le risposte ricevute sono state 19, delle quali 5 inviate solamente per giustificare in vario modo, non sempre realistico, la impossibilità a rispondere: pertanto le risposte effettive sono state 14. Meno sensibili all’iniziativa si sono dimostrati i Periti che svolgono tale attività da più lungo tempo, mentre maggiore disponibilità e partecipazione si è evidenziata tra i più giovani o comunque tra quelli che esercitano da minor tempo, e forse per questo motivo l’attività peritale non risulta essere la occupazione primaria per 9 soggetti su 14. I dati sulle risposte ottenute sono sintomatici di un assoluto conservatorismo certo non specifico del settore filatelico ma ben radicato nella società italiana: basta osservare le difficoltà che incontra oggi il Governo nell’attuazione di qualsiasi riforma socio-economica che vada pure sotto il nome di liberalizzazione. Il settore dei Periti filatelici non fa eccezione, anzi l’impressione che si ricava dalla bassa partecipazione all’iniziativa del Club e non solo, è in linea generale quella che molti di coloro che detengono una posizione di “vantaggio” gestito in oligopolio, non intendono rendersi disponibili ad innovazioni né associarsi ad alcuna iniziativa che conduca ad una sia pur minima regolamentazione del settore e neanche alla semplice compilazione di un questionario conoscitivo gestito in forma anonima. Quasi tutti i Periti che hanno risposto al questionario sono iscritti ad una Camera di Commercio, minore risulta essere l’accreditamento presso i Tribunali. Malgrado il dato raccolto non sia indicativo di tutta la categoria, è singolare la risposta che evidenzia la generale mancanza di copertura assicurativa contro i rischi derivanti dall’attività svolta (4 su 14), benché tutti auspichino con favore l’istituzione di un fondo rischi collettivo (10 su 14). Questo dato conferma le gravi problematiche determinate dalla mancanza di una Associazione di Categoria che riunisca tutti i Periti e che sia capace di imporre ai propri iscritti precise regole comportamentali. Ugualmente è sintomo dell’assoluto vuoto legislativo nel quale si svolge l’attività di Perito filatelico in Italia. Va evidenziato che la maggior parte degli interpellati ha individuato nei collezionisti la maggiore fonte di lavoro (12 su 14) e che le perizie sono la maggior prestazione richiesta. Per quanto riguarda il materiale periziato, i francobolli sono ancora in numero superiore agli oggetti di storia postale. Dodici intervistati su quattordici dichiarano di svolgere la propria attività in campi specifici e comunque tutti sono favorevoli a definire in campi specialistici la propria attività peritale. Questo dato suggerisce l’idea che, nonostante non vi sia ancora una dichiarata specializzazione nell’attività peritale, i collezionisti conoscono orientativamente i campi di specializzazione personale dei diversi Periti. In calce alleghiamo il documento di sintesi relativo alle risposte ricevute seguito dall’ Invito rivolto ai Periti Filatelici italiani, che riteniamo di confermare in pieno alla luce dei risultati della nostra inchiesta.

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