(Opera-Mi) Nella Casa di reclusione di Opera, dove da un anno e mezzo nella Sezione A.S. 1, è attivo un Gruppo filatelico, “è stato fatto un lavoro straordinario”. Lo ha ammesso Pietro La Bruna, direttore di Filatelia di Poste Italiane nel corso della visita della Mostra filatelica allestita all’interno del carcere, prevalentemente con collezioni realizzate da reclusi. “In carcere – ha ricordato uno dei componenti del Gruppo filatelia – ci sono tante attività, mai, però, erano entrati i francobolli. Inizialmente non sapevamo neppure cosa fosse un francobollo, a parte quelli che usiamo per comunicare con chi si trova oltre le mura, all’esterno”. Di conseguenza “pensavamo a un’attività banale, senza significato”. Invece “si è dimostrata interessante a livello cognitivo e ci siamo accorti come i francobolli racchiudono tanti saperi.” “Francamente non sapevamo cosa c’era dietro un francobollo”. Per questo “il collezionismo filatelico è e resta un importante e diffuso momento di svago, ma anche un mezzo per acquisire esperienze”. “In cella – è stato fatto notare – abbiamo molto tempo per leggere, imparare, quello che ci manca e ci pesa è la mancanza di comunicare” quello che andiamo apprendendo. Con le due collezioni che abbiamo realizzato, quella intitolata “Oltre le dure sbarre nel variopinto giardino filatelico con le ali leggere della poesia” e quella inerente al tema religioso “siamo riusciti a comunicare”. Riferendosi all’attività filatelica, Matteo Nicolò Boe, uno dei reclusi, offre questa testimonianza affidata qualche tempo fa al periodico specializzato L’Arte del francobollo” : “l’esperienza acquista nel quarto di secolo trascorso in carcere mi permette di saper interpretare discretamente la realtà oggettiva di questo particolare mondo. Nel corso degli anni ho frequentato alcuni corsi, di ceramica, sartoria e poi carta pesta. Di tanti altri sono venuto a conoscenza. Quasi tutti vertevano su consueti temi, alcuni inerenti alla tradizione maschile, altri ad una terra di mezzo e altri ancora di dominio femminile a cui il contesto artistico di attività manuali e intellettuali espunge quella stigma di scolari pregiudizi maschilisti. Siccome esiste sempre una prima volta, che allarga il nostro orizzonte, ecco apparire un ‘corso’ di filatelia. Stupore e scetticismo! I soliti pregiudizi dai quali nessuno di noi è immune, se non altro per pigrizia mentale, lo inserivano fatalmente nella mia obsoleta logica categoriale e piu’ precisamente, in una sorta di limbo, come trastullo preadolescenziale e di irriducibili Peter Pan, ostinatamente refrattari ad una partecipazione attiva alle ruvide dinamiche politico-sociali del nostro tempo.Gradualmente l’iniziale scetticismo si è sciolto in interesse. E’ il piacere atavico della narrazione, l’inebriante gusto del sapere, l’intrigante viaggio nello scibile umano, l’egoistico desiderio dell’affermazione di sé nel canovaccio dialettico della società, perché senza conoscenza non vi è identità”. Nell’ambito del Gruppo filatelico ha preso forma anche l’immagine, firmata da Matteo Nicolò Boe, diventata francobollo da 95 centesimi “Filatelia nelle carceri”. “Un esito senza precedenti – ha detto Pietro La Bruna – probabilmente neppure all’estero ci sono stati francobolli disegnati direttamente all’interno di un carcere, da un recluso”. E “questo – ha proseguito – non lo considero un punto di arrivo, ma una tappa”. Non a caso a breve ”introdurremo un approccio simile a Paliano, in provincia di Frosinone”. Riferendosi all’esposizione allestita qualche mese va alle Poste centrali di Milano – Cordusio La Bruna ha ammesso che “ha lasciato un segno”, assicurando al tempo stesso che Luisa Todini, presidente di Poste Italiane, “segue da vicino” questa iniziativa. A parere di Paolo Pizzuto, funzionario giuridico pedagogico all’interno della Casa di reclusione, il “francobollo costituisce una inesauribile miniera di percorsi di conoscenza. Nel piccolo – ha soggiunto – ci sta l’immenso”. Parole di compiacimento per l’iniziativa sono state espresse anche dal direttore del carcere, Giacinto Siciliano.
Nell’immagini in alto Giacinto Siciliano, direttore della Casa di reclusione di Opera (a sinistra) con Pietro La Bruna, responsabile Filatelia di Poste Italiane.
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