Inserito 23-06-2011
Argomento: (Domande & Risposte) by info@cifo.eu

democratica-30-19480316ser-riccardo-malenotti1QUESITO N°009
Vi invio per un parere di uno dei vostri esperti, una raccomandata spedita da Firenze il 16.3.48 per città, affrancata per lire 30 (lire 10 lettera primo porto, lire 20 diritto di raccomandazione) Gradirei avere una vostra opinione sulla ragione della tassazione per lire 5 in arrivo in data 20.3.48. Vi ringrazio anticipatamente della vostra cortese risposta e dell’utilissimo servisio che avete messo a disposizione dei collezionisti. Costantino Gironi (Gorgonzola – MI)

RISPOSTA
Per ricostruire la vicenda di questo oggetto postale, dobbiamo esaminare attentamente le indicazioni manoscritte vergate dal postino al retro della busta. La raccomandata in tariffa di primo porto per la città, con annessa richiesta di ricevuta di ritorno, venne inoltrata il 16.3.1948 da Firenze per città. Il primo tentativo di recapito va a vuoto perché il destinatario risulta assente (manoscritto “non risponde”). Viene esperito un secondo tentativo di consegna, ma anche questa volta senza successo (manoscritto “non risponde” stilato da altra mano). Un terzo tentativo va a vuoto e questa volta il postino viene informato che gli orari di presenza del destinatario al domicilio, sono diversi da quelli in cui avviene il recapito delle lettere, come chiaramente espresso dalla terza scritta al retro “Assente ore di servizio”. A fronte di questa situazione, il postino ha lasciato all’indirizzo un avviso di giacenza presso lo sportello considerando la corrispondenza, “d’ufficio”, come “ferma in posta”. Al momento del ritiro, avvenuto il 20 marzo successivo allo sportello, il destinatario ha corrisposto un diritto di giacenza pari alla vigente tariffa di Lire 5, assolto avverso l’applicazione del segnatasse appunto annullato in quella data. In realtà avrebbe dovuto pagare 6 lire ovvero tassa per fermo posta in arrivo, ma l’interpretazione fu quella, come in molti casi, del “favor rei”. Risponde Giuseppe Di Bella – Esperto di Storia Postale e Giurato Nazionale

Commenti

Commento inviato il 25 Giugno, 2011 alle 20:18

Ho letto con attenzione la risposta di Giuseppe Di Bella al quesito posto da Costantino Gironi. Pur non interessandomi di tariffe più di tanto, resto dubbioso sull’ultima conclusione: “In realtà avrebbe dovuto pagare 6 lire ovvero tassa per fermo posta in arrivo, ma l´interpretazione fu quella, come in molti casi, del “favor rei”. Il mio dubbio consiste nel fatto che il diritto di giacenza per la corrispondenza inesitata (raccomandate o assicurate) non coincide necessariamente con il diritto di fermo posta. Attualmente il diritto di giacenza è di euro 0,52, il fermoposta euro 3,00; precedentemente, fermo restando a 0,52 quello di giacenza, il fermoposta era di euro 0,26 (che corrispondevano rispettivamente alle 1.000 lire ed alle 500 lire del precedente tariffario). Andando ancora indietro nel tempo, il diritto di giacenza era di 300 lire, come il fermoposta. Onestamente non so (come detto non mi interesso di tariffe) a quanto ammontavano questi diritti nel 1948: certo che oggi, da anni, seguono andamenti tariffari autonomi. Con i migliori saluti. Andrea Bizio Gradenigo


Commento inviato il 26 Giugno, 2011 alle 12:25

L’osservazione del Signor Andrea è pertinente e questo dubbio l’ho avuto anch’ io. Ma la tempistica dell’operazione, ovvero il rilascio dell’avviso al terzo tentativo (18/19) ed il ritiro al 20 successivo, mi inducono a pensare ad un oggetto cui è stata applicata impropriamente la tassa di fermo posta, piuttosto che quella di giacenza applicata normalmente dal terzo giorno. Che poi lo sportellista abbia interpretato bene il regolamento resta dubbio. La tassa di giacenza all’epoca dei fatti, secondo il tariffario che ho consultato, era di 2 lire, raramente applicata e sempre dopo almeno tre giorni dalla data di arrivo. Si consideri a proposito, che se il postino è tornato tre volte, vuol dire che non aveva emesso avviso le prime due. Grazie per l’attenzione Giuseppe Di Bella


Commento inviato il 26 Giugno, 2011 alle 12:28

Nel ringraziarVi per la risposta, Vi segnalo una mia conclusione su cui mi direte se può essere condivisa:
– Raccomandata spedita il 16 marzo 48
– dopo due tentativi di consegna (non risposto) viene trattenuta in giacenza e in data 20 marzo tassata per diritto di fermo posta. Dopo 30 giorni di giacenza viene restituita al mittente, (destinatario assente ore di servizio) come si evince dall’annotazione “R 17. 4. 48”, che paga la tassa di giacenza. Evidentemente il destinatario non ha voluto farsi trovare presuppunendo il contenuto della lettera proveniente da “Ser Riccardo Malenotti – notaro”. In attesa Vi saluto tutti molto cordialmente. Costantino Gironi


Commento inviato il 27 Giugno, 2011 alle 09:12

L’annotazione “17.4.48” non è “postale” ma personale, ed è da riferire alla data in cui il destinatario inoltrò la risposta alla lettera e non alla giacenza. La presenza del segnatasse annullato in data 20 certifica la consegna presso lo sportello. Infatti, per le corrispondenze da ritirare in Ufficio i segnatasse venivano applicati al momento del ritiro e quindi del pagamento della relativa tassa. Al contrario, in caso di consegna al domicilio di corrispondenze tassate, i segnatasse venivano applicati e timbrati preventivamente ed in caso di rifiuto venivano riannullati con il timbro “Annullato”, in carattere bodoniano inclinato, che attestava che l’importo dei segnatasse non era stato riscosso. Il relativo verbale serviva a discaricare i valori così “sprecati” dalla contabilità dell’Ufficio postale. Affettuosi saluti – Giuseppe Di Bella”


Commento inviato il 27 Giugno, 2011 alle 14:19

Caro Giuseppe, ti ringrazio per la tua superlativa risposta. Con le più vive cordialità. Costantino


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