QUESITO N°006
Vi scrivo per porvi un quesito su un punto che ritengo fondamentale per le nostre raccolte di storia postale. Negli anni ho accumulato e visionato migliaia di lettere affrancate con le varie ordinarie succedutesi nel tempo e nell’analisi delle stesse ho notato che: STAMPE, BIGLIETTI POSTALI, FATTURE COMMERCIALI non presentano, in moltissimi casi, il bollo di arrivo. Si devono considerare collezionabili tali buste? Dovevano avere, come nel caso delle lettere, obbligatoriamente il bollo di arrivo o esiste qualche decreto che codifica che tali corrispondenze potevano non essere bollate in arrivo?
Marco Cannas (Ulassai – SS)
RISPOSTA
“Il trattamento particolare di alcuni oggetti postali ha origini molto remote. Già in epoca umbertina, verso il 1880, venne consentita la omissione del numerale per le stampe e la bollatura con il solo nominale. Ugualmente le corrispondenze per la città già dagli anni venti del Novecento, non venivano bollate in arrivo. Per quanto alla non bollatura di tali oggetti postali in arrivo, che ordinariamete si riscontra in modo generalizzato, non conosco l’esistenza di un Decreto, anche perché trattandosi di disposizioni di servizio, bastava una lettera circolare del Direttore gestionale e non un provvedimento ministeriale. Collezioni pure questi oggetti, la loro validità collezionistica e storico postale non è in discussione.” Risponde Giuseppe Di Bella – Giurato Nazionale
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